Luigi CAGNI

 

 

 

 

 

* 14/6/1950 Brescia

 

Stagione

Competizione

V

N

P

1990/91

Serie C1

15

15

4

Coppa Italia serie C

4

4

2

1991/92

Serie B

11

14

13

Coppa Italia

0

1

1

1992/93

Serie B

17

14

7

Coppa Italia

0

1

0

1993/94

Serie A

8

14

12

Coppa Italia

2

2

2

1994/95

Serie B

19

14

5

Coppa Italia

2

1

2

Coppa Anglo-Italiana

0

3

1

1995/96

Serie A

9

10

15

Coppa Italia

0

1

0

2002/03 sub.

Serie A

5

2

8

2003/04

Serie B

17

17

12

Coppa Italia

1

0

2

 

L’allenatore più vincente e di più lunga militanza sulla panchina biancorossa arriva da semisconosciuto nell’estate 1990. Da calciatore ha alle spalle quasi 500 partite in B con Brescia e Sambenedettese, ma da tecnico ha esperienze limitatissime (Primavera a Brescia, Centese in C2). È giovane, determinato e affamato: caratteristiche che inculca al “suo” Piacenza, che viaggia sempre ad alta intensità di testa e gambe. In anni di moda zonaiola tiene fede alla sua esperienza di arcigno difensore impostando squadre pratiche e organizzate, attente alla difesa ma sempre in grado di esprimere cannonieri di valore (Cornacchini, De Vitis, Inzaghi, Caccia). Non fa tanto questione di numeri, pur restando fedele al 4-3-3, ma punta soprattutto su un gruppo che si cementa negli anni e a suon di risultati. Porta subito il Piacenza in B, lo salva, poi nel 1992/93 è tempo della grande impresa chiamata serie A. L’Italia scopre il miracolo Piacenza e di riflesso il suo allenatore burbero e schivo, che non fa proclami ma predica solo lavoro e concentrazione, fa crescere talenti inespressi (Piovani e Moretti) e rivitalizza giocatori dati per finiti come Maccoppi, Papais e lo stesso De Vitis. La rabbia per la retrocessione del 1994 lo lega ancora di più alla città e lo convince a restare nonostante le sirene interiste: stravince il campionato schierando una squadra con tre punte, un rifinitore e un tornante, alla faccia dell’etichetta di difensivista, e poi centra l’ennesimo successo salvando il Piacenza in serie A per la prima volta. Vorrebbe rimanere con nuovi stimoli, l’Ingegnere gli fa capire che la salvezza resta l’obiettivo massimo e quindi saluta. Inizia un valzer di panchine con poche gioie e molte amarezze (Verona su tutte) ma a Piacenza resta un totem nonostante qualche dichiarazione al vetriolo sul “caso nandrolone” che colpisce Caccia e Sacchetti nel 2001. Così quando nel febbraio 2003 Agostinelli viene esonerato tocca a lui vestire i panni del taumaturgo. Rimedia a qualcosa, arrivano discreti risultati ma la situazione è troppo compromessa e i limiti troppo strutturali per evitare la B. Si riparte da lui come punto di riferimento, ha in mano una squadra costruita in economia ma che per tre quarti di campionato fa sognare la promozione. Reclama rinforzi, che non arrivano, perché la coperta è corta e il campionato lunghissimo, e il Piacenza scoppia nel finale. La mancata conferma, annunciata prima dell’ultima partita contro il Genoa, scoperchia tutti i contrasti latenti tra Cagni e il neo direttore generale Riccardi. Il tecnico lo taccia di incompetenza, il dirigente gli rinfaccia di non aver saputo valorizzare il parco giovani (su tutti Cipriani): otto anni si chiudono così con una brusca frattura.