Battista “Titta” ROTA

 

 

* 18/7/1932 Bergamo

+ 10/7/2018 Bergamo

 

Stagione

Competizione

V

N

P

1983/84

Serie C2

16

15

3

Coppa Italia serie C

1

1

4

1984/85

Serie C1

14

17

3

Spareggio

0

0

1

Coppa Italia serie C

1

4

1

1985/86

Serie C1

18

9

7

Coppa Italia

0

2

3

Coppa Italia serie C

2

1

1

Coppa Anglo-Italiana

2

0

0

1986/87

Serie C1

22

8

4

Coppa Italia

1

3

1

Coppa Italia serie C

2

1

1

1987/88

Serie B

9

15

14

Coppa Italia

2

1

2

 

Il Titta è l’uomo simbolo della prima parte della scalata targata Leonardo Garilli. Anche perché eguaglia un record di permanenza sulla panchina biancorossa (cinque anni) che resisteva dal 1938 con Carlo Corna. Sanguigno, pratico e realista, trasmette alle sue squadre un notevole pragmatismo che gli ha consentito di ottenere ottimi risultati a Cremona e Bergamo. Con Brolis, Quartini e Fortunato Rota compone il nocciolo duro della nuova dirigenza garilliana: il “clan dei bergamaschi” non va giù a tanti, ma sarà digerito a suon di risultati. Perché il Titta ha questo unico credo, in antitesi all’Ingegnere che vorrebbe far divertire un po’ i piacentini. Capisce che la C2 è più difficile del previsto e imposta un Piacenza sparagnino in attacco (molte vittorie per 1-0, gol di Madonna su rigore) ma imperforabile dietro. Il suo capolavoro resta il campionato 1984/85: dopo un avvio stentato trova l’amalgama tra giovani e vecchi e il Piacenza vola verso la B, stoppato solo dal Vicenza e dalle manovre del suo presidente Maraschin. Il ruolino di marcia è impressionante: promozione il primo anno, due terzi posti consecutivi, la vittoria nell’Anglo-Italiano nel 1986 e poi finalmente la promozione in B. Si prende una sonora rivincita su chi lo taccia di difensivismo, il suo Piacenza è imbottito di giocatori offensivi, fa il record di punti (55) e il tridente Madonna-Serioli-Simonetta segna 33 gol complessivi. Raccoglie la sfida della salvezza tra i cadetti, mai riuscita in passato, e pianifica una partenza lanciata che fa sognare la città: dopo il 3-1 al Lecce a fine novembre il Piacenza è in testa alla classifica. Ma da lì la squadra si affloscia per una serie di problemi non solo tecnici. Rota paga tutti in una volta i limiti del suo carattere irruento, lo spogliatoio si divide, perde un po’ il timone della situazione. La salvezza comunque non sfugge, è l’ultimo regalo al Piacenza e dopo la vittoria decisiva sul Messina annuncia il suo addio. Chiude cinque anni di successi quasi nell’indifferenza del pubblico, stanco del suo “non-gioco”: sarà ampiamente rimpianto nelle due stagioni successive.