Battista
“Titta” ROTA
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18/7/1932 Bergamo +
10/7/2018 Bergamo
Il Titta è l’uomo simbolo della prima parte della
scalata targata Leonardo Garilli.
Anche perché eguaglia un record di permanenza sulla panchina biancorossa
(cinque anni) che resisteva dal 1938 con Carlo Corna.
Sanguigno, pratico e realista, trasmette alle sue squadre un notevole
pragmatismo che gli ha consentito di ottenere ottimi risultati a Cremona e
Bergamo. Con Brolis, Quartini e Fortunato Rota
compone il nocciolo duro della nuova dirigenza garilliana:
il “clan dei bergamaschi” non va giù a tanti, ma sarà digerito a suon di
risultati. Perché il Titta ha questo unico credo, in antitesi all’Ingegnere
che vorrebbe far divertire un po’ i piacentini. Capisce che la C2 è più
difficile del previsto e imposta un Piacenza sparagnino in attacco (molte
vittorie per 1-0, gol di Madonna su rigore) ma
imperforabile dietro. Il suo capolavoro resta il campionato 1984/85: dopo un
avvio stentato trova l’amalgama tra giovani e vecchi e il Piacenza vola verso
la B, stoppato solo dal Vicenza e dalle manovre
del suo presidente Maraschin. Il ruolino di marcia
è impressionante: promozione il primo anno, due terzi posti consecutivi, la
vittoria nell’Anglo-Italiano nel 1986 e poi finalmente la promozione in B. Si
prende una sonora rivincita su chi lo taccia di difensivismo, il suo Piacenza
è imbottito di giocatori offensivi, fa il record di punti (55) e il tridente
Madonna-Serioli-Simonetta segna 33 gol complessivi. Raccoglie la
sfida della salvezza tra i cadetti, mai riuscita in passato, e pianifica una
partenza lanciata che fa sognare la città: dopo il 3-1 al Lecce a fine novembre
il Piacenza è in testa alla classifica. Ma da lì la squadra si affloscia per
una serie di problemi non solo tecnici. Rota paga tutti in una volta i limiti
del suo carattere irruento, lo spogliatoio si divide, perde un po’ il timone
della situazione. La salvezza comunque non sfugge, è l’ultimo regalo al
Piacenza e dopo la vittoria decisiva sul Messina annuncia il suo addio.
Chiude cinque anni di successi quasi nell’indifferenza del pubblico, stanco
del suo “non-gioco”: sarà ampiamente rimpianto nelle due stagioni successive.
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