Armando MADONNA
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* 5/7/1963 Alzano Lombardo (Bg) Ala destra Da calciatore
Da allenatore
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È l’uomo simbolo della prima età garilliana,
quella della scalata dalla C2 alla B con Rota. Arriva dall’Atalanta,
con cui aveva già esordito in serie B, e diventa da subito uomo chiave
dell’attacco biancorosso. Sulla carta gioca da ala destra, con il tempo
diventa un fantasista a tutto campo che parte dalla fascia e poi svaria,
abile nel dribbling e buon finalizzatore oltre che uomo assist. Nella sua
prima stagione però si fa notare soprattutto come infallibile rigorista: 10
delle sue 13 reti arrivano dal dischetto, e sono spesso gol pesanti per una
squadra che fatica a segnare. L’imprevisto exploit di Valoti lo spinge in panchina l’anno dopo, si rifarà
con gli interessi riprendendosi il posto e quindi anche la fascia di
capitano. Porta il Piacenza in serie B, poi contribuisce alla salvezza con 9
reti caricandosi sulle spalle l’attacco quando Serioli e Simonetta vanno
in crisi. Nell’estate 1988 è uno dei gioielli del mercato, lo cerca il Napoli
che però si tira indietro all’ultimo; firma il rinnovo con la promessa di
essere ceduto alla prima occasione, ma la testa è altrove e a ottobre torna a
Bergamo dove conoscerà serie A e palcoscenici europei. Va alla Lazio, ma
nell’autunno 1991 Marchetti lo riporta in biancorosso.
Servono certezze in fascia destra, il Mindo
riprende il discorso interrotto e mette il suo timbro a una nuova salvezza.
Il Piacenza vorrebbe tenerlo ma non c’è accordo con la Lazio, le strade si
separano di nuovo e si ritroveranno molto più tardi quando tornerà come
allenatore nell’estate 2010. È soprattutto una scelta di affetto perché non gli mancano le offerte da
altre piazze dopo aver fatto bene nell’Albinoleffe. L’avvio è però molto
difficile, ci sono debolezze strutturali, il tecnico ci mette del suo con
improbabili esperimenti tattici. Trova la quadratura con l’innesto di Catinali a centrocampo e il
decollo del trio Guzmàn-Cacia-Graffiedi
in attacco, la strada per la salvezza si fa meno impervia anche se il
Piacenza continua a denunciare preoccupanti amnesie difensive. Si arriva a
marzo in posizione di assoluta tranquillità, addirittura con un pensierino ai
playoff. Invece dopo la sconfitta di Bergamo la squadra gli si sbriciola
letteralmente tra le mani, in modo del tutto inspiegabile. Si scivola sempre
più giù (una vittoria nelle ultime tredici partite) fino all’epilogo della
retrocessione dopo i playout contro l’Albinoleffe. Ma nel frattempo sono
emerse tante cose. Ad esempio, che lo spogliatoio era diventato una
polveriera a causa del clan degli scommettitori. C’è chi all’interno ne vuole
l’epurazione, qualcuno dice che Madonna decide di non decidere, lui sostiene
di non essersi accorto di nulla. Lo strappo definitivo con l’ambiente avviene
al ritorno da Bergamo dopo la retrocessione: come molti giocatori, anche
l’allenatore sceglie di non rientrare a Piacenza ma di andare direttamente a
casa evitando il confronto con i tifosi. Un gesto che non gli verrà perdonato
anche negli anni successivi, sancendo in un certo senso la fine di una
bandiera. |