Bruno ARCARI (IV)
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15/9/1915 Casalpusterlengo (Mi, oggi Lo) +
10/12/2004 Varese Mezzala |
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Da calciatore
Da allenatore
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Sbarca
a Piacenza nella primavera del 1953, quasi trentottenne e al crepuscolo di
una lunghissima carriera da giocatore che lo ha visto protagonista con maglie
prestigiose: Livorno, Genova, Bologna, Milano. In realtà il suo ingaggio è
figlio di una situazione particolare: Memo Trevisan,
a cui era stato chiesto di fare da allenatore-giocatore dopo le dimissioni di
Tansini, chiede e ottiene di essere sostituito non
riuscendo a disimpegnarsi nel doppio incarico. Ecco dunque Arcari, che è essenzialmente allenatore ma si dichiara
disponibile anche a scendere in campo all’occorrenza, con un contratto che
oggi definiremmo “a gettone”. Gioca 6 partite in tutto nel triste finale di
stagione che vede il Piacenza impantanato a centro classifica, e poi va a
chiudere la carriera a Gallarate sempre come allenatore-giocatore. Una volta
ritiratosi prosegue poi l’attività di tecnico su e giù per l’Italia,
mettendosi in luce soprattutto nel Varese di Borghi e Casati
che lancia nel grande calcio Pietro Anastasi. Il duo Casati-Arcari torna alla ribalta a Piacenza nel dicembre 1969,
chiamati da Romagnoli al capezzale della
formazione biancorossa dopo l’esonero di Radio e Canevari. Il materiale
umano è quello che è, ma non si va oltre a molto catenaccio e molti pareggi
non sufficienti per la salvezza. Arcari resta al
suo posto, la squadra viene rivoltata e imbottita di giovani promesse. È un
Piacenza che gioca benino, tecnicamente raffinato ma senza cattiveria
agonistica ed Arcari resta fin troppo sereno mentre
la barca affonda. In marzo la panchina salta: ufficialmente l’esonero è
motivato da problemi di salute (è affetto da calcolosi renale e necessita di
un certo periodo di cure), di fatto la scelta di Romagnoli ha anche valenza
tecnica. |