Fabrizio GARILLI

 

 

* 12/10/1956 Milano

 

È singolare constatare come la sua parabola alla presidenza del Piacenza sia stata esattamente speculare a quella del padre Leonardo: se quest’ultimo prende la squadra in C2 e in 13 anni la porta ai vertici del calcio italiano, Fabrizio in un tempo quasi uguale la riporta, almeno nominalmente, in Seconda Divisione. In realtà un pochino più in basso, al fallimento. Resterà sempre un mistero come sia stato possibile sbriciolare non solo il giocattolo sportivo ma anche i resti dell’impero del padre, acquistato dall’Enel nel 2002 per un miliardo di euro totalmente dilapidati. Eppure Fabrizio aveva iniziato alla guida del Piacenza con piglio deciso: dopo anni in società come consigliere e vicepresidente, subentra al fratello Stefano nel dicembre 1999 nell’ambito di una guerra intestina nella quale si riprende il controllo integrale delle aziende di famiglia. È il Piacenza di Simoni già incamminato verso la serie B, Fabrizio non perde tempo e investe risorse tecniche ed economiche notevoli. Ne nasce il biennio targato Novellino, che porta grandi giocatori (Hubner su tutti), i primi stranieri, una promozione in carrozza e una salvezza un tantino troppo sofferta. Il grosso investimento però vede ritorni sportivi e di pubblico limitati, così all’improvviso esplode l’insofferenza del presidente che di colpo riduce l’impegno economico, anche per la contemporanea cessione del ramo gas della Camuzzi all’Enel. Inizia la discesa, con la retrocessione del 2003 e l’avvio di una ossessiva politica di taglio dei costi: corretta, anzi doverosa nel principio, sciagurata nella realizzazione delegata al suo uomo di fiducia Maurizio Riccardi. Il patrimonio tecnico, umano e di credibilità con la piazza si depaupera a vista d’occhio, con l’unica impennata del quarto posto in B nel 2007, si vivacchia apertamente senza un progetto se non quello della sopravvivenza. Il resto lo fa la guerra strisciante tra Garilli, che si chiude in lunghissimi silenzi isolandosi in Argentina, e la tifoseria giunta al limite di sopportazione per il disinteresse e il distacco ostentato della proprietà. Il finale è storia recente, il deterioramento progressivo sul piano tecnico e anche umano porta alla retrocessione in Lega Pro e a tutto il caos che ne segue. Garilli minaccia di non iscrivere la squadra, poi la iscrive, poi la vende a una cordata inesistente, poi se la riprende quando è chiaro che non c’è un euro, infine la accompagna dritta al fallimento. La chiusura amara e dolorosa di un’avventura durata complessivamente 29 anni.