Guglielmo
“Mino” ZANASI
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* 14/4/1909 Formigine (Mo) + 16/4/1978 Piacenza Mediano-mezzala Da giocatore
Da allenatore
Una delle bandiere degli anni Trenta e dell’intera storia del Piacenza
arriva quasi per caso. I biancorossi hanno ingaggiato il modenese Bellei, e questi segnala l’ex compagno di squadra
ragionier Zanasi come potenziale acquisto per l’attacco: il trasferimento
avviene alla condizione di trovargli un posto alla Cassa di Risparmio. Lo
chiamano Farfallino, per la somiglianza
dello stile di gioco con quello dello juventino Borel, e si segnala come ala
veloce e grintosa, con un buon senso del gol. Va subito militare nei
bersaglieri e gioca nel Milan, piace ai rossoneri che gli propongono un
contratto da duemila lire mensili. Ma Zanasi, che ha ormai messo radici a
Piacenza, rifiuta e resta alla Cassa, dove farà carriera fino a diventare
direttore. Sul campo invece gira un po’ tutti i ruoli dell’attacco, compreso
centravanti e mezzala, e sarà proprio in quest’ultima veste ad affermarsi
come leader carismatico della squadra. Unisce tecnica e cattiveria
agonistica, confermando la diceria sui rossi di pelo: aveva l’abilità di picchiare gli avversari senza farsi vedere
dall’arbitro (cit. Giulio Cattivelli). Lascia i biancorossi solo per
qualche mese all’inizio della stagione 1934/35, per problemi fisici, ma nel
1938 è capitano e condottiero della squadra che sfiora la serie B. Non può
giocare lo spareggio di Pavia per squalifica, e
questa sarà una delle cause della sconfitta, ma la battuta d’arresto ha
l’effetto di fargli prendere una decisione a sorpresa. A soli 29 anni
abbandona il calcio giocato, per disaccordi la dirigenza a causa di alcune le
cessioni eccellenti (Puppo, Chiesa,
Gaddoni, Barbieri) e a causa di una condizione fisica sempre
più precaria. Il Piacenza orfano di Corna gli chiede
di sostituire l’allenatore vercellese e accetta l’incarico, restando
formalmente tesserato anche come giocatore. Ricalca l’impalcatura della
squadra dello spareggio, ma la qualità degli interpreti è inferiore: tutto ok
fino a dicembre, poi Gemo smette di segnare e il
Piacenza crolla. Dopo una sola stagione lascia l’incarico al conterraneo Alberto Dotti, restando comunque profondamente legato al
biancorosso come dirigente a più riprese fino alla metà degli anni Sessanta. |