Giuseppe “Pitin” CELLA

 

 

 

* 2/4/1910 Piacenza

+ 20/10/1998 Piacenza 

Ala

 

Stagione

Competizione

Presenze

Reti

 

1927/28

Seconda Divisione

10

5

 

Girone finale

6

0

 

1928/29

Prima Divisione

14

2

 

1929/30

Prima Divisione

26

10

 

1930/31

Prima Divisione

26

13

 

1931/32

Prima Divisione

24

12

 

1932/33

Prima Divisione

20

6

 

1933/34

Prima Divisione

27

10

 

Girone finale

6

3

 

Seconda Divisione

1

2

Squadra B (riserve)

1935/36

Serie C

27

17

 

Coppa Italia

1

0

 

1936/37

Serie C

26

2

 

Coppa Italia

4

1

 

Prima Divisione

1*

0*

Squadra B (riserve)

1937/38

Serie C

26

11

 

Spareggio

1

0

 

Coppa Italia

1

0

 

1938/39

Serie C

24

8

 

Coppa Italia

1

0

 

1939/40

Serie C

22

5

 

1948/49

Serie C

1

0

 

 

* statistiche incomplete o non disponibili per la squadra “B”

 

La prima, grande bandiera della storia del Piacenza è praticamente sconosciuta ai più, tant’è che alla sua scomparsa nel 1998 neppure un rigo fu speso nelle cronache locali. Eppure si parla di 273 partite e 101 gol in campionato (miglior marcatore assoluto), distribuiti su 13 stagioni. Piacentino del sasso, di famiglia poverissima del rione Torricella, inizia a tirar calci nella squadra cittadina della Sorgente e poi nel Pro Piacenza sotto l’egida di Ernesto Bertocchi, ed entra a far parte dei boys del Piacenza nel 1925. Il 17enne Cella esordisce in prima squadra nel vittorioso campionato di Seconda Divisione 1927/28, in un ideale passaggio di consegne con l’altro enfant prodige Bernetti, ceduto alla Fiorentina. Un paio di anni di gavetta, poi è titolare insostituibile dell’attacco dal 1929: mezzala, centravanti, infine ala destra dove fa fruttare le sue doti di velocità e fantasia e il notevole senso del gol. Pitìn era dotato di grande intelligenza, scatto e capacità di controllo di palla e tiro con entrambi i piedi, frutto di anni di palleggio e di una voglia quasi maniacale di migliorarsi continuamente, che lo vedeva dopo gli allenamenti provare e riprovare qualche numero da eseguire poi in campo. In allenamento contro la Nazionale italiana gioca anche da terzino e mette la museruola al quotato “Faele” Costantino. Esigenze di bilancio ne impongono il sacrificio, nel 1934 va al Parma (dove è capocannoniere della squadra) ma torna dopo solo un anno. Con Gaddoni e Chiesa compone un tridente da sogno, nel 1936 lo vorrebbe il Bologna in serie A ma Pitin rifiuta: non vuole abbandonare il posto di lavoro nell’Esattoria cittadina. Gli manca il traguardo della serie B che nel 1938 sfuma allo spareggio e spende le sue ultime annate, da capitano, in un Piacenza sempre più raccogliticcio. Chiude a soli 30 anni e dopo la guerra si occupa attivamente di giovani: nel 1946 guida la Turris nel campionato di Sezione Propaganda, poi lo ritroviamo con gli amici Bergonzi, Loranzi e Bolledi a curare il vivaio. Ma la prima squadra è in crisi, e nel gennaio 1949 a sorpresa torna a giocare. È più che altro un’operazione amarcord dettata dall’emergenza: ha 39 anni e da nove è fermo, gioca (ovviamente ala destra) una sola partita a Magenta, peraltro determinante per la salvezza grazie al caso Brasca. Poi cala il sipario definitivamente sul Cella calciatore, mentre resterà impiegato alla Cassa di Risparmio di Piacenza fino alla pensione.