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La grinta di Vincenzo Guerini, artefice di una grande rimonta

STAGIONE 1997/1998

 

SERIE A

 

La stagione post-spareggio, la prima impostata senza l’Ingegnere, si rivela più complicata del previsto. Mutti, da tempo promesso al Napoli, lascia la panchina a Vincenzo Guerini, un tecnico ancora giovane ma navigato che manca dalla massima serie da diversi anni; è reduce da una salvezza tra i cadetti con la Reggina, il Piacenza scommette sulla sua voglia di riemergere. Marchetti è alle prese con l’ennesima rivoluzione: Taibi va al Milan, Di Francesco alla Roma, Lucci raggiunge Cagni e De Vitis a Verona, Moretti va a cercare spazio a Pescara, Maccoppi e Pin si ritirano. In più, scoppia la grana Luiso: il centravanti, pur legato dal contratto al Piacenza, è tentato dal Vicenza che gli prospetta il palcoscenico europeo della Coppa delle Coppe. Il bomber punta i piedi, vuole essere ceduto e Marchetti lo accontenta; dai berici arriva in cambio Roberto Murgita, un ariete con caratteristiche assai diverse, più abituato al gioco di sponda che non alla finalizzazione. Va ricostruita l’ossatura della squadra, si punta forte sull’esperienza con gli stagionati Marco Rossi (il fragile erede di Lucci), Bordin e Mazzola, oltre all’ala Rastelli dalla Lucchese. Ma il colpaccio dell’estate è Giovanni Stroppa, fantasista ex Lazio e Milan scaricato dall’Udinese e reduce da una stagione ricca di infortuni: una spirale che non lo abbandonerà neppure in riva al Po. Tra i pali ecco il giovane sampdoriano Sereni, che non farà rimpiangere Taibi.

La strada per i biancorossi si fa subito in salita: ultimo posto con 3 punti in 8 partite, mancano gioco e carattere, monta la contestazione ma Guerini resta al suo posto. Una rarità nel campionato italiano. Murgita e Piovani non inquadrano la porta, Stroppa va subito ko, la difesa fa acqua. Marchetti corre ai ripari e ingaggia il 38enne Pietro Vierchowod, ex bandiera della Sampdoria con quasi 500 partite in A: accolto tra mille scetticismi, stecca le prime partite da libero prima di carburare come sontuoso stopper. Arrivano anche Buso e l’ex capocannoniere della serie B Dionigi: sono loro a timbrare la prima vittoria del campionato che arriva in trasferta ad Empoli, quattro anni dopo l’unico altro successo esterno nella massima serie sul campo del Genoa. Si avvia la rimonta, supportata da un nuovo assetto tattico con Piovani sempre più stabilmente tornante di fascia e da una ritrovata saldezza della difesa, nonostante gli infortuni a ripetizione (prima Polonia, poi il jolly Sacchetti). È un Piacenza bruttino e atipico, che fatica in casa e si esalta nelle partite esterne, in netta controtendenza rispetto alle stagioni precedenti. Il gol resta una chimera (Murgita, Dionigi e Piovani chiuderanno a quota 5), il gioco anche e la sconfitta interna contro il Bari spalanca il baratro della B sotto i piedi dei biancorossi. Serve un allungo: l’Atalanta crolla (3-0) nello scontro diretto, poi un mostruoso Sereni blinda lo 0-0 a San Siro con l’Inter e Valtolina al 95’ inventa la rovesciata del 3-3 contro la Roma, in una partita drammatica. È il preludio alla salvezza, che arriva ancora all’ultimo respiro: sul campo del già retrocesso Lecce si vince 3-1, vanificando il contemporaneo successo del Brescia contro il Parma.

 

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