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Giorgio Rumignani non riesce a riportare il Piacenza in serie B nonostante una squadra attrezzata

 

STAGIONE 1989/1990

 

SERIE C1 girone A

 

La cocente e inattesa retrocessione porta a pianificare l’immediato ritorno in serie B già dalla primavera 1989. Congedato Perotti, Marchetti affida la squadra a Giorgio Rumignani, reduce da un’ottima stagione al Palermo dove ha sfiorato la B in condizioni ambientali difficili, tra carenze societarie e strutturali. Ma proprio qui sta un problema basilare: Rumignani rende bene in società poco organizzate, o con squadre in situazioni tecniche e psicologiche da risollevare. Raramente resta per una stagione intera su una panchina, molto spesso viene esonerato o chiamato a campionato in corso. Parla di promozione a luglio, di “operazione simpatia” per avvicinare tifosi e squadra, cerca la dichiarazione a effetto per caricare un ambiente che invece funziona bene nella tranquillità. In una parola, non attecchisce. E la stagione si fa subito difficile.

Eppure la squadra è una fuoriserie per la categoria. Marchetti fa i conti con una serie di contratti pluriennali, per cui non può fare totale pulizia della rosa della stagione precedente. Ma i nomi di chi rimane e dei nuovi acquisti sono di altissimo livello: Occhipinti, Chiti e Mossini, presi in autunno, sono tutti provenienti da società di serie superiori, il bomber Cornacchini e i pupilli di Rumignani Bucciarelli e Cappellacci sono giocatori di prima fascia per la C1. A loro si aggiungono Braghin, reduce da tre anni di stop per squalifica, e i confermati Bordoni, Osti, Manighetti, Tessariol e Moretti, risultati tra i migliori l’anno prima. Torna anche, ma solo per qualche mese, Gianfranco Serioli dall’Atalanta, a cui Rumignani affida inizialmente la fascia di capitano.

Continuamente modificata tra luglio e novembre, la squadra non trova una sua fisionomia tattica, né di gioco. L’unico schema realmente funzionante pare essere “ci pensa Cornacchini”: l’attaccante fanese, nonostante le difficoltà, segna a ripetizione tenendo a galla i biancorossi. Ma il gruppo non ingrana, anche perché molti giocatori sono reduci da campionati di serie superiori e sono scesi in serie C poco convinti; i proclami di promozione vengono riposti nel cassetto già in autunno, dopo la pesante sconfitta interna contro il Venezia. Modena e Lucchese fanno il vuoto, il Piacenza resta bloccato a metà classifica da un’infinità di pareggi e Rumignani paga in prima persona: non con l’esonero, ma in salute. Poco prima della trasferta di Tortona, ultima di andata, cade vittima di una crisi ipertensiva da stress. Ricoverato in ospedale, si riprende ma ne esce segnato nel morale. La settimana successiva il Carpi sbanca la Galleana: è il punto più basso della stagione, si comincia a temere di dover lottare per la salvezza. La vittoria di Alessandria scaccia i fantasmi ma Rumignani ammette con onestà e umiltà il fallimento, che si concretizza nell’ottavo posto finale, a 13 punti dall’obiettivo della serie B. Poche le soddisfazioni: la crescita continua di Manighetti e Moretti e il titolo di capocannoniere del campionato ottenuto da Cornacchini con 16 reti.

 

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