INDICE DELLA STAGIONE Il campionato
Titta Rota lascia Piacenza dopo cinque
stagioni cariche di successi: l’ultimo, una salvezza storica |
STAGIONE 1987/1988 SERIE B Tornati in serie B dopo undici anni, l’obiettivo
è quello di rimanere tra i cadetti per più di una stagione: un risultato mai
raggiunto se non nell’edizione ibrida 1946/47. La squadra spettacolare e
vincente del campionato 1986/87 viene riconfermata praticamente in blocco,
come precisa scelta di Rota, Brolis e Garilli. Il difensore Fontana lascia Piacenza dopo
quattro stagioni e passa all’Ancona in cambio del terzino Colasante,
per il resto si provvede a pochi ritocchi, quasi tutti provenienti dalle
serie inferiori. Il nuovo libero è il ventenne Luca Marcato dal Treviso
(serie C2), a centrocampo arrivano l’atalantino Bortoluzzi,
reduce da un grave infortunio, e Venturi dal Trento in cambio di Pellini e del prestito del giovane Signori. L’ex Fano
Grilli è il nuovo dodicesimo, chiamato a insidiare la titolarità di Bordoni. Rota pianifica una partenza lanciata per non
dover soffrire in primavera, e l’avvio di campionato è fulminante: due
vittorie, contro Barletta e Bari, nelle prime due giornate. Il Piacenza è in
testa alla classifica, e si mantiene nei quartieri alti per tutta la prima
parte della stagione: la vittoria per 3-1 sul Lecce, autorevole candidata
alla serie A, è un’apoteosi di gioco e rilancia nuovamente i biancorossi al
comando. Ma rappresenta anche l’apice della parabola, le sconfitte contro
Arezzo e Atalanta (che interrompe un’imbattibilità casalinga di oltre due
anni) spezzano l’incantesimo. L’attacco resta a secco per sette partite
consecutive tra dicembre e febbraio: un record assoluto nella storia del
Piacenza. La difesa traballa e a dicembre viene ingaggiato l’ex campione del
mondo Claudio Gentile per riparare alle incertezze del reparto. Rota cerca invano di riprendere in mano una
squadra che per tutta la seconda parte della stagione si trascina in una
deriva sempre più evidente, con rare impennate. Ci sono problemi di natura
fisica, che mettono fuori causa prima Concina e poi
Tessariol; e problemi in attacco, con Serioli adattato a un lavoro di copertura che non gli si
addice, Simonetta in crisi tecnica e psicologica e Madonna isolato nei panni
di unica soluzione offensiva. Lo spogliatoio si spacca, diviso tra
“senatori”, giovani accusati di scarso impegno e di fare la “bella vita” (su
tutti Marcato e Simonetta) ed elementi praticamente emarginati come De Gradi
e Tomasoni, che Rota ricicla come attaccante di
scorta venendo ripagato da cinque reti. A tutto questo si aggiunge uno
scollamento evidente tra Garilli, i tifosi e
soprattutto le istituzioni, accusate di non supportare lo sforzo
dell’Ingegnere. Ciononostante l’obiettivo salvezza, grazie al fieno
precedentemente messo in cascina, non sfugge: con la vittoria per 2-0 sul
Messina (doppietta di Madonna), alla terzultima giornata, arriva anche la
matematica conferma. A fine partita Rota annuncia un addio che era ampiamente
nell’aria: si chiude un ciclo durato cinque anni, fatto di successi in serie
e qualche contestazione non troppo velata alla filosofia utilitaristica del
tecnico bergamasco. |