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Massimo Ficcadenti porta a termine una clamorosa rimonta in classifica per salvare il Piacenza

STAGIONE 2009/2010

 

SERIE B

 

L’atmosfera di incertezza e improvvisazione che ormai da qualche anno aleggia intorno al Piacenza si accentua nell’estate 2009. “Spendere uno dove prima si spendeva dieci” è la parola d’ordine di Riccardi. Pioli chiede garanzie di una maggior competitività per rimanere sulla panchina biancorossa, ma di fatto non gli viene mai proposto un rinnovo contrattuale: chiaro segnale di come si punti più che altro alla sopravvivenza.

Il tecnico si accasa quindi all’ambizioso Sassuolo, e lo segue anche capitan Riccio che chiude la sua esperienza piacentina dopo sette anni e 273 partite di campionato: anche a lui, in scadenza di contratto, non viene fatta alcuna proposta. Si ricomincia daccapo: ripartono tutti i prestiti, Olivi viene ceduto al Pescara. Cassano va alla Reggina in cambio del collega Puggioni e sarà uno dei rari affari ben riusciti da parte del Riccardi in versione direttore sportivo. Si punta ancora su un esercito di prestiti a costo zero (tra cui i validi Tonucci e Sambugaro) e su qualche rientro, come Patrascu e Simón. Confermati nonostante le richieste Moscardelli e Nainggolan, i due pezzi pregiati della rosa.

Al posto di Pioli viene assunto Fabrizio Castori, un’istituzione a Cesena ma reduce da qualche annata non positiva. È allenatore grintoso e sanguigno, forse troppo: nel 2004 era salito alla ribalta nazionale per una maxi rissa durante una partita con il Lumezzane, costatagli due anni di squalifica. Nel suo staff torna Rino Gandini, sempre come allenatore dei portieri. Il ritiro è in città, per risparmiare: un balzo all’indietro di quarant’anni.

Castori inculca ai suoi giocatori una mentalità da battaglia con risultati poco meno che disastrosi: l’inizio di campionato è uno stillicidio di rigori ed espulsioni a carico del Piacenza. Il tecnico dichiara apertamente che la squadra non è in grado di imporre il proprio gioco, e infatti si vede molto catenaccio. Si porta via qualche risultato in modo fortunoso (ad esempio la vittoria sull’AlbinoLeffe), ma ben presto emerge tutta l’inadeguatezza della guida, che alterna uomini e moduli senza apparente logica e senza esiti.

Serve una sterzata, si cambia tutto in campo e fuori. Il Piacenza Foot-ball Club esce definitivamente dall’orbita Camuzzi (una nave che economicamente parlando imbarca acqua) e diventa competenza personale di Fabrizio Garilli, con tutti gli oneri del caso. Castori viene esonerato dopo la sconfitta interna con il Mantova (9 punti in 13 partite), e gli subentra Massimo Ficcadenti. È una scelta sorprendente: dopo buone stagioni a Verona era fuori dal giro da un paio d’anni nonostante la giovane età. Con lui arriva anche un nuovo direttore sportivo, Antonino Imborgia. Ficcadenti deve fare con quello che ha, ovvero una squadra senza regista (Patrascu era stato ceduto quasi subito) e senza un centravanti credibile. Ma ridisegna l’assetto tattico mettendo i giocatori nei loro ruoli, ridà fiducia al gruppo nominando Moscardelli capitano e i risultati arrivano.

A gennaio Imborgia, che ha avuto carta bianca, fa spesa sul calciomercato: Amodio, Paro, Greco e Sivakov per il centrocampo, Çani e Foti in attacco. Giocatori di buon livello, ma tutti in prestito e per averli si sacrificano Calderoni (al Palermo) e Nainggolan (al Cagliari); Wolf, Tulli e Silvestri, che non rientrano nei piani di Ficcadenti, finiscono fuori rosa. Il gioco resta povero, ma è un Piacenza quadrato, tignoso e ricco di carattere, che si fa forza sul collettivo e sulle prodezze di Moscardelli, autore di 14 reti. La salvezza matematica arriva con un turno di anticipo, grazie alla larga vittoria di Gallipoli, dopo aver tenuto nel girone di ritorno una media-punti da playoff.

 

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