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Il sorprendente Nocerino ripete il successo dell’operazione-Maresca: è lui il trascinatore della squadra di Iachini

STAGIONE 2006/2007

 

SERIE B

 

Dopo due stagioni complessivamente mediocri si arriva alla terza annata della gestione Iachini, ancora confermato dalla dirigenza in ossequio al “progetto triennale” impostato con il tecnico marchigiano. In pochi danno credito all’esistenza di un reale progetto, l’impressione è quella di un tirare a campare stringendo i cordoni della borsa: il campo, per una volta, dirà il contrario.

Si parte con una vera e propria rivoluzione di mercato, non il massimo se si vogliono raccogliere i frutti di un lavoro nel lungo periodo. Si monetizza con le cessioni di Sardo e Bocchetti, il resto sono prestiti restituiti al mittente. Coppola rimpiazza in agosto l’infortunato Cassano, per la difesa c’è lo sconosciuto svizzero Nef (ex Zurigo), preso a parametro zero e destinato al ruolo di rivelazione. A centrocampo ecco il giovane juventino Nocerino, in attacco rimane Cacia nonostante le richieste pervenutegli dalla Fiorentina: il centravanti mugugna e a lungo resterà un corpo estraneo alla squadra. Al suo fianco viene confermato Degano e si aggiungono il francese Rantier e l’argentino Simón: per la prima volta il Piacenza assume i connotati di una legione straniera, con le conferme dei consolidati Campagnaro, Migliónico, Patrascu e Padalino.

Iachini abbandona definitivamente il 4-4-2 e prosegue gli esperimenti: si comincia con il 4-2-3-1 e si prosegue con un 4-3-3 che rappresenterà la quadratura del cerchio. Patrascu play basso, Riccio interno destro, Nocerino a sinistra con licenza di segnare e fornire assist al tridente Padalino-Cacia-Degano. Si parte maluccio, il calendario mette di fronte ai biancorossi gli squadroni: Genoa e Napoli promosse dalla C ma con ambizioni di A, la Juventus retrocessa dopo Calciopoli. È un campionato di altissimo livello, che conta anche su Mantova, Bologna e un sorprendente Rimini. Ma arrivano prestazioni convincenti, e a seguire anche i risultati che proiettano il Piacenza nei quartieri alti della classifica: cinque vittorie consecutive in autunno, e il 4-0 al Cesena prima di Natale lascia la squadra in testa alla classifica in compagnia del Rimini.

È una marcia che conosce qualche intoppo di troppo (lo 0-3 con il Vicenza, che costerà il posto da titolare a Olivi) ma è fortificata dal ritorno al gol di Cacia, rigenerato nelle motivazioni da un faccia a faccia con Garilli in persona. Il 5-1 al Modena proietta i biancorossi al secondo posto in solitaria, e qui accade l’imprevedibile. Cinque sconfitte in sei partite: un blackout inspiegabile soprattutto in occasione della debàcle contro il Mantova, che era sotto 3-0 dopo mezz’ora. L’unica vittoria di questo periodo infausto, contro il Crotone, viene pagata a caro prezzo: Cacia si frattura il malleolo per un’entrata del calabrese Zamboni, stagione finita. Al suo posto tocca all’acerbo argentino Simón, fin lì a secco: realizzerà 5 reti nel finale di campionato.

Il Piacenza si scuote e riprende il quarto posto: quattro vittorie in sei partite, con Nocerino sempre più decisivo. Il nodo è il distacco da Juventus, Genoa e Napoli andate in fuga in primavera: se il divario tra la terza e la quarta classificata è di almeno 10 punti non si disputano i playoff, le prime tre salgono in serie A direttamente. L’ultima giornata vede affrontarsi proprio Genoa e Napoli, che il presidente della Lega Calcio Matarrese pronostica già promosse; il Piacenza ospita una Triestina a caccia della salvezza. I biancorossi sono decimati, tra squalifiche e convocazioni nell’Under 21 (Nocerino e Lazzari), e non vanno oltre l’1-1; a Marassi si gioca per non farsi male, lo 0-0 garantisce proprio quei 10 punti di vantaggio sul Piacenza necessari alla promozione. Finisce con Genoa e Napoli in serie A e Stamilla in lacrime in mezzo al prato del Garilli.

 

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