Viste dai tifosi
Forsa Piaseinsa
Quand iann acminsè ag cardiva atzoi
adess is ricròdan voi par voi
me par primm cardììva da veg una squedra ad malcagà
ma vott vòd ca sum bon da andè in serie A?
Coppola al parìva un paiass, Nef e Gemiti dù cravon
Miglionico ballarèi, Hugo atzì atzì e Anaclerio un marson
Riccio Padalino e Patrascù parlumna mia
Rantier Degano Bianchi e Stamilla l'era mei daia via
Cacia cleera brèèv al fava al cuion
Olivi e Cassano iglian miss in pension
Rastèèva Gobatto povar gramlon
e l'insuperabil Lucas Simon
L'unic ca dèèva subit fidùcia l'era Nocerino al napùletan
ma pian pian i tifùs ian tachè a ciucà al mànn
Al Piaseinsa al vèinsa e al lotta
A me istan al ma pièès a botta
Umm batì la squedra ad Calaiò
e cula in dua una vota ag zughèva Malagò
Ulivieri lè andè cà cull piiv in dal sacc
e anca al Cesena la ciapè i so trì tacc
umm batì i giùan mudènéés
e chi spuslon di bian e russ baréés
l'umm fata vòd al Frusinon
e Beghetto la fatt la figùra dal fasulon
urmèi a ghè pò tant da scarsà
ag summ anca noi a lùté par la serie A
forsa Piaseinsa, che bei sudisfasion
atar che Del Piero e chi quatar ladron
i parlan ad Moggi i parlan d'intercetté
ma al me Piaseinsa la mai rùbé
summ piccin e fumm mia nutisia
ma mei péèrd che vèèis cun la furbisia
Adess i noss gramm i parèèn di campion
in sall camp par chi voian mangè l balon
lè tzi cass zoga le tzì cass unura la maia
parumm di cavai dadnans ala paia
a ghè i turnèi a ghè la pùlissììa
i zogan ad lundè bota gint la ghè mia
ma fumm un sfoors andum a stèdi a cantè
Forsa Piace, summ innamùrè!
Piacenza-Albinoleffe 1-1 (Novara-Cremonese 1-0)
Piacenza-Vicenza 0-3 (Piacenza Primavera-Juventus Primavera
2-3)
Piacenza vittorioso nella sua prima esibizione
allo stadio Comunale di Frosinone. Vittoria non nettissima, ma preme dirlo,
ottenuta al termine di una partita disputata a viso aperto contro una
formazione che ci teneva ad onorare il proprio pubblico con la prima vittoria
interna. Stadio non da urlo quello di Frosinone, ma molto raccolto e vicino al
campo, con i balconi delle case adiacenti gremiti in ogni numero di posto ed
addobbati con striscioni. Molto carina la strada per accedere al settore
ospiti, una specie di sterrato in mezzo ad un bosco che mette la giusta carica
a chi la percorre.
Coppola, Nef, Gemiti, Riccio, Campagnaro, Miglionico, Stamilla, Nocerino,
Cacia, Patrascu, Degano, gli 11 scelti con giudizio da mister Iachini per
sbrigare la prassi ciociara.
Degano prima di rientrare dal il riscaldamento prova due tiri più o meno
dal limite, uno lo mette all’incrocio e l’altro si stampa sulla traversa:
confortante.
Dagli altoparlanti si leva l’inno dei locali (perdibile), entrano i
calciatori tra cui spicca l’opulenta sagoma de “il Gladiatore”, le forme sono
quelle di sempre e la mise fosforescente aggiunge l’effetto evidenziatore alla
sinuosità di quel corpo: vero spettacolo.
I canarini (basta un po’ di giallo nei colori sociali e l’accostamento ai
volatili è pressoché obbligatorio) cominciano contratti ed il Piacenza mette
subito in mostra i propri ornamenti preziosi: Cacia pressa alto, Nocerino non
stupisce più, è solo buono. Campagnaro, in forma strepitosa, supplisce alle
insolite amnesie di Miglionico. In settimana Margiotta ha dichiarato di sentirsi
ancora con diversi biancorossi tra cui appunto Miglionico. Nutro il sospetto
che abbia tempestato di trilli notturni il povero Martin, sapendo che già dorme
poco per via del piccolo erede. Solo così riesco a spiegarmi la prova sottotono
del nostro centrale.
Col passar dei minuti cresce l’intraprendenza frusinate, e assistiamo in
rapida successione a 4 azioni da panico nella nostra area. In un paio si supera
Coppola, grandissimo sul tiro di punta di Margiotta, poi ci pensa l’altro
attaccante a spedire fuori da posizione privilegiata.
Campagnaro è insuperabile, sui cross salta mezzo metro sopra la testa di tutti
e in raddoppio è strepitoso.
C’è anche un goal di Nocerino, annullato per fuorigioco ed una bella azione
di Cacia, ma si capisce poco da dove sono. Così come non capisco niente sui
molti fuorigioco ciociari fischiati dall’arbitro; su alcuni il pubblico ha
rumoreggiato, “macchè vor dì?”.
Non riusciamo a forzare l’indemoniata pressione degli avversari e quando
sembra chiaro che non può andare sempre bene (la mira degli attaccanti
avversari è davvero approssimativa), va meglio.
Punizione dalla sinistra di Degano, tutto il Piacenza schierato in area per
sfruttare il traversone. L’attaccante invece batte a rete: non fortissimo, ma
il portiere, forse coperto, forse in ritardo, riesce solo a smanacciare, non a
respingere. Un incredibile silenzio avvolge lo stadio, noi siam troppo pochi e
troppo poco culi per poter essere uditi. Vivo con trepidazione le fasi
successive al goal perché non c’è quella gran festa tra i nostri calciatori,
solo la naturale scompostezza del mister risulta corroborante. Finisce il
tempo, dagli altoparlanti parte una bella canzone di Marvin Gay, Rudy non
resiste al ritmo e omaggia lo stadio con una magistrale prova di erotic dance.
Il mio biglietto è ampiamente ricompensato dal numero, Frosinone invece sembra
non capire lo spessore dell’esibizione.
Ancora l’inno e si riparte, Degano fa la cosa più bella e più brutta della
partita in un secondo, tunnel per piantare sul posto il difensore e a tu per tu
col portiere, un mezzo tiro, un mezzo cross…una cosa incomprensibile insomma. I
tifosi di casa sentono la loro squadra in difficoltà e provano a dar la scossa
(notevole: si alzano tutti in piedi e cantano insieme uno stornelletto), ma Campagnaro
è più bello che mai, Gemiti e Nef crescono, Miglionico meno, ma su un liscio la
palla gli si ferma contro l’altra gamba (temo non fosse voluto), da lì riparte
un nostro contropiede che solo per la frenesia di Riccio, non chiudiamo come si
potrebbe. Ne produciamo altri di bei contropiedi, visto che il Frosinone sembra
partire dal presupposto che perdere 1-0 o 2-0 è lo stesso, i risultati però
lasciano a desiderare.
C’è tempo per un ultimo brivido per noi proprio all’ultima azione, ma il tiro
dell’uomo in giallo pare passare ben lontano dal santino di Coppola. Abbiamo
vinto, lo abbiamo fatto contro una bella squadra, o meglio, questo era il
momento peggiore per affrontarli e lo abbiamo fatto bene. Adesso diranno che
era più giusto il pari, che hanno sbagliato molto, che con l’unico tiro in
porta del 1° tempo abbiam fatto goal, che loro pensavano già allo storico
appuntamento con la Juve, etc.
Non credeteci, siamo più forti, punto. Se devo trovare un neo alla squadra:
non capisco la fretta che hanno sempre tutti di rientrare negli spogliatoi dopo
il triplice fischio. Si può anche fare un attimo di festa insieme no? I nei
comunque accrescono il fascino.
Arvodas.
Piaseinza, Piaseinza / cha - cha - cha / in dal
noss giron / la squèdra di pò bon.
Questo coro sembra
venisse intonato, in tutta la sua bruttezza, negli anni ruggenti targati Gibì
Fabbri. Strano che Piacenza-Bari, una sfida che non ha radici lontane, permetta
il riaffiorare certi ricordi. Deve essere un impasto di tutte le sensazioni
provate sabato pomeriggio sui gradoni ristrutturati del rettilineo.
Forse è che siamo alla fine di ottobre, periodo
che sembra portare buono al Piacenza gestito da Iachini, a far scattare il
primo passo verso i ricordi. O forse è stata la prova convincente di Nef a
dissotterrare le sere della domenica trascorse davanti alla tv sintonizzata su
"TSI", per vedere i goal del campionato elvetico. Ma può esser stata
anche l'esultanza vecchia maniera di Padalino o magari il primo bout di
Rantier, carico di bellissimi spot pubblicitari visionati su Antenne
Potrebbe anche esser stata la visuale della tribuna, malinconicamente poco
abitata per una squadra come questo Piacenza, che sta dimostrando di meritare
molto più seguito di quello che alla fine raccoglie.
Non saprei dire, di sicuro i Biancorossi di Iachini non sono spettacolari
come quelli di Fabbri, ma valgono abbondantemente il prezzo del biglietto. Nef
è molto più buono di Hermann, bionda stella dei Grasshoppers di Zurigo
dell'epoca. Padalino merita questo tipo di soddisfazioni, soprattutto se
arrivano dopo una prestazione non eccezionale per lui. Stesso discorso per
Rantier , la sua prestazione non è stata di quelle da "giù di testa”, ma
ha segnato e ciò rende malleabili anche le dure scorze degli scriba nostrani.
Chissà se nell'albo dei marcatori si fosse iscritto anche Cacia (le occasioni
le ha avute), quale sarebbe stato il commento finale dello stadio prima e dei
media poi. Ma non ci è dato saperlo; resta il fatto che Daniele oggi anziché
spaccare le reti, compatta il mugugno.
A me continua a piacere (siamo sempre meno), l'allenatore gli sta dando
fiducia, il Presidente in settimana, pur con qualche ruvidezza, gli ha
inoltrato la sua: adesso tocca a lui.
Il Bari davvero non è pervenuto, doveva essere la squadra rivelazione di questo
inizio di stagione e ha preso una pestata ben superiore a quella espressa dal
risultato finale. Può darsi che segnare presto non abbia giovato all'attuazione
della strategia anti-Piacenza tracciata in settimana da Maran, ma davvero non
abbiamo concesso niente ai pugliesi, costringendoli per tutta la partita nella
loro metà campo. Del resto con la mediana Patrascu, Riccio e Nocerino che si
trova a memoria e con una difesa che presenta Miglionico e Campagnaro in questo
stato di forma, diventerà dura per tutti.
Una considerazione anche su Gemiti; forse perché le TV tedesche qui non si
prendevano, sembra essere preso poco in considerazione. A me convince, nel
primo tempo ha sbagliato molto (e di molto), ma è tenace e tecnico a
sufficienza per ricoprire il ruolo di terzino (a me esterno basso ricorda
operatore ecologico) che dicono non essere quello da lui preferito.
La morale comunque è che siamo usciti contenti anche stavolta dallo stadio.
Venerdì siamo a Modena, chissà che non si vada a far bella figura in trasferta,
sia in termini di prestazione/risultato (e dipende dalla squadra), sia in
termini di presenza (qui dipende da noi).
P.S. per Castagnini: visti i risultati ottenuti col ripetitore per la tv
svizzera, quello per Koper/Capodistria ve lo compro io.
Arvodas.
Chissà se le manifestazioni contro il precariato
si riferivano al primo posto in classifica che il Piacenza Calcio ha raggiunto
allo stadio Braglia di Modena. E poco importa se tali manifestazioni non son
servite a difendere la posizione. Godiamo di un notevole panorama da qua sopra;
si possono contare i pidocchi di quasi tutti e se a qualcuno può sembrare un
passatempo di dubbio valore, assicuro che c'è di peggio.
La classifica comunque è solo il corollario di questa trasferta nel modenese,
la cosa più gradita sono i segnali di un entusiasmo ritrovato.
Ritrovato dalla tifoseria che sembra pian piano convincersi del fatto che
l'autoflagellazione non serve a nessuno; ritrovato da Cacia che vuole tornare
ad essere parte attiva di questa squadra; ritrovato dagli scriba locali, tant'è
che al mattino quando ho letto i giudizi su "Libertà", son tornato in
edicola per acquistare anche "La Cronaca" in quanto mi sembrava di
aver visto una partita completamente differente da quella riportata.
Tangenziale di Modena uscita 10: settore ospiti. Bello e agevole pensa l'ignaro
pilota, solo che l'indicazione non ha un seguito e infatti sbagliamo.
I modenesi però si rifanno in termini di ospitalità prevedendo un
botteghino aperto per la vendita dei biglietti anche nel giorno della partita e
sono parecchi i piacentini che ne approfittano. Sugli spalti gira voce che uno
sia entrato dando le generalità di Al Capone. L'addetto non ha battuto ciglio e
non fatico a crederlo, da quelle parti sono adusi a dati anagrafici diciamo
bizzarri (ricordo un paio di Sandokan, ci saranno sicuro diversi Schumacher) e
poi confinano coi reggiani.
Lo stadio modenese in notturna è ancora più bello, i punti luce disposti a
triangolo sono molto incisivi. Arriva il treno dei Sostenitori e finalmente mi
capita di rivivere il problema dell'insufficienza di spazio espositivo per gli
striscioni. C'è anche qualche piccola scintilla tra chi deve affiggere, ma è un
buon segno, la tensione c'è.
Della partita non saprei cosa dire, a me le due ali (Stamilla e Padalino)
sono parse un po' in difficoltà, ma dai giudizi chi l'ha vista in tv questo non
traspare. Come non traspare la prova sotto tono di Nocerino, battagliero come
sempre, ma poco preciso. La cosa più eclatante poi è il goal di Cacia: allo
stadio a me è sembrato bellissimo, ma si dice che il portiere ci abbia messo
del suo.
Pensavo di aver inquadrato per bene la rete di Riccio, da dov'ero ho visto
anche la contrazione dei glutei di Frezzolini; al momento del tiro ha capito
subito che non ci sarebbe mai arrivato. Invece anche in questo caso ho trovato
discrepanze tra quanto mi son figurato e quello che è stato.
Un modenese presente alla partita, ci comunicava via sms che stavamo
godendo di molta fortuna. I gialloblu in effetti hanno anche giocato, ma
riferire di un nostro scippo non me la sento, piuttosto lo vedo come parziale
risarcimento dei crediti fin qui maturati.
Da segnalare rimane la buona prova di Coppola che si sta allineando alle
prestazioni offerte dai compagni di reparto, mentre la nota di folklore è
dedicata all'acconciatura di Luisi: Carlo, non ti dona per niente. Sappiamo che
lo hai fatto per sembrare più giovane e giocare qualche partita in più, ma
senza "pelo largo" non sei più il pescegatto che serbiamo tra i
ricordi.
Voluttuosa anche la festa finale tra squadra felice e tifosi estasiati: è
così che si deve fare, non ci sono altre strade percorribili.
Rimani così, nel sogno in cui sei e lasciati sussurrare (Marlene Kuntz).
Arvodas.
Venerdì scorso ad un amico che non riusciva a
venire nel modenese dissi: "Non preoccuparti, andiamo per perdere". A
fine partita mi scrisse: "Il piacere di essere smentiti".
Lo stesso sms lo deve aver inviato anche alla Libertà perché l'articolo in
prima pagina era titolato più o meno con la stessa frase. Inoltre la pagina in
questione riporta un macroscopico errore: c'è una foto di Nocerino che viene
attribuita a Miglionico. Forse per questo motivo il cronista cerca di
bilanciare lo svarione, dispensando voti molto alti per i propri standard ed elogi
pomposi per situazioni che nemmeno ricordavo.
Splendente ed irrinunciabile la prima pagina de "La Cronaca" con
foto a colori del Piace; su questo quotidiano il reporter cerca di essere più
tecnico e meno emotivamente coinvolto del precedente, ma a sprazzi traspare
quel misto di stupore/soddisfazione per il parziale miracolo biancorosso.
Spero non sia passato inosservato il titolo dedicato alla cronistoria della
partita che compare su "Il Giorno": Recita questo: "Babù mette
paura al Po, ma poi vengono le piene". Applausi convinti, chissà se quel
giornalista è venuto giù con le piene.
Ma è così, al di la delle speranze, chiunque ha scritto o ha parlato del
Piacenza Calcio non ha mai preso in considerazione l'ipotesi che questa squadra
potesse essere da primato, neppure se effimero come questo. Forse nemmeno Mr.
Iachini anche se pare quello più comodo nelle vesti di capolista. Dispensa
saggezza, predica calma, raffredda gli entusiasmi come un vero habituè della
vetta della classifica. Si lascia trasportare solo un poco quando afferma:
"Sono felice, tutti riconoscono che la mia squadra ha un preciso impianto
di gioco". Ma certo Beppe, la gente quando vede, non ha nessuna difficoltà
a ravvisare le cose. Solo che nei due anni precedenti era un poco più nascosta
l'organizzazione di base.
Della partita non saprei cosa aggiungere, dopo aver letto la disamina di
Campagnaro, in tre parole condensa tutto quello che era possibile dire: siamo
forti, siamo più convinti e ci gira anche bene, punto.
Il Lecce lamentava qualche assenza, ma non mi è parsa (se non per brevi
periodi) una classica squadra di Zeman. Il goal di Babù, bellissimo (in tv
l'han battezzato deviato, chissà se è vero), non ha spaventato nessuno. Sugli
spalti tutti eravamo convinti che 3-4 occasioni le avremmo avute. Invece
abbiamo faticato a ritrovarci; fino al goal del pari di Miglionico nato da
calcio d'angolo come ai bei tempi, i salentini hanno giocato sicuramente meglio
e l'entusiasmo del loro pubblico ne ha goduto.
Nemmeno il tempo di ricominciare la seconda frazione che si passa in
vantaggio con un bel goal di Stamilla e lì il Lecce, per l'occasione in
un'indecorosa maglia blu, si sbriciola.
O meglio un paio d' opportunità serie le costruiscono, ma Coppola ci mette del
suo per comunicare a Cassano di guarire senza fretta. Il 3-1 nasce
fortunosamente, ma l'esecuzione di Nocerino è di pregio. Personalmente avrei
preferito segnasse nel primo tempo alla fine di una gran serpentina; la biglia
è purtroppo uscita di poco. Il resto potrebbe essere accademia dato che
Giacomazzi si fa espellere, invece il Piace allenta la tensione, prende il goal
(il più freddo della storia del calcio, neanche in Puglia hanno esultato) e la
platea deve attendere il triplice fischio in apnea.
Commovente lo speaker che durante la gara si fa voler bene annunciando
l'ingresso in campo di Cacca-Cavallo (trattasi di Caccavallo che ci regala un
bel brivido quando Coppola gli smanaccia una conclusione sulla traversa) e alla
fine quando annuncia:
"E' finita a Bergamo, AlbinoLeffe - Genoa 1-1: SALUTATE LA
CAPOLISTA".
E' tutto vero, siamo primi ed è bello esserli nel giorno dedicato al
patrono di Cremona.
Arvodas.
PS: le sciarpe di SPC sono belle e portano buono
L'ho riconosciuto subito, è un ritmo inconfondibile
anche per chi soffre di ipoacusia. Sarà la posizione obbligata che bisogna
assumere per produrlo, sarà il misto di tessuti muscolari e adipe che
conferisce quella particolare cadenza oppure sarà quella perfetta linea di
divisione con camera di espansione annessa a far si che la timbrica dello
strumento, risulti identificabile anche ai profani delle sette note. Ciò che si
sta percotendo alle mie spalle è inequivocabilmente un deretano. Quello che non
immaginavo è che fosse così candido e glabro e nemmeno che fosse il luogo
adatto per un'esposizione (non lo stadio, intendo a neanche un palmo da me).
Finisce così Mantova-Piacenza, partita giocata maluccio dai biancorossi di
Iachini, mai in grado di entrare sul serio in partita. Forse il Mister si è
accorto di quanto fosse impossibile convincere a parole i discepoli del fatto
che bisogna volare sempre basso. Ha capito che i ragazzi stavano rafforzando la
convinzione che la B è un paradiso fantastico e quindi, da uomo saggio e
pragmatico, ha fornito alla truppa un esempio tangibile di cosa può accadere
quando ci si presenta mollicci nei cieli di questo paradiso.
Ma torniamo dalla trasferta certi di avere un gruppo eccezionale, coeso
come pochi. Ieri infatti qualcuno non era in giornata e quindi tutti gli altri,
si sono adeguati alla modesta prestazione offerta dai compagni per evitar loro
una brutta figura: si vince insieme, si perde insieme.
E dire che era cominciata nel migliore dei modi la spedizione mantovana.
Appuntamenti rispettati al minuto secondo dal variegato drappello assemblato
all'ultimo momento. Anziani (ma non loschi) figuri affiancati a teneri virgulti
mossi dal comune desiderio di vedere il Piace. Ci si trova, ci si presenta, ci
si parla: la nostra partita l'abbiamo già vinta. Arriviamo in città seguendo le
indicazioni di un navigatore satellitare che però smette di collaborare a
L'ingresso in curva comunque è eccezionale; per un attimo sembra di essere
allo Zini, tutti accalcati vicino all'ingresso, bandiere, striscioni, bolgia
insomma. L'euforia si attenua, non è Cremona, ma è comunque una bel colpo
d'occhio quello che offriamo in curva Cisa.
Logico che i dirimpettai sian molti di più, non me li aspettavo però così belli
esteticamente (ma i colori influenzano). La sciarpata che sfoderano a metà
primo tempo è notevole e diventa davvero suggestiva quando turbinano i loro
foulard.
La partita scivola via molto lenta; il Mantova sviluppa uno sterile
predominio territoriale. A prima vista paiono loro a sviluppare la partita, ma
siamo invece noi a dettarne i tempi. Virgilio gioca alla palla, ma è la Lupa a
fissare i margini che egli non deve oltrepassare.
Sono completamente assorbito da questa teoria, abbandono il pessimismo
dichiarato nel prepartita e ammicco al colpaccio.
In un minuto si decide tutto: grande contropiede dei Papaveri, la palla
arriva a centro area per il solingo Stamilla (per alcuni) o Padalino (per
altri) che sbaglia la conclusione.
Replica mantovana, stavolta l'errore piacentino è difensivo e Sommese fora
Coppola. Le squadre si trovano nei pressi degli spogliatoi e l'arbitro decide
di non mandarle nemmeno a centrocampo. Brutto segno.
Nell'intervallo gira voce che il nostro goal mancato da Padalino (avevano
ragione gli altri), non sarebbe stato buono perché viziato da fuorigioco, ma la
consolazione è inesistente.
Servirebbe un secondo tempo molto diverso dal primo, invece il Piacenza è
assolutamente incolore. In curva avremmo bisogno della squadra per compattarci,
ma loro non ci sono e pian piano anche noi ci spegniamo.
Finisce 1-0 per il Mantova, tutti a casa alè.
La nota di colore è dedicata all'ex capo cori che per 10 minuti ha tenuto
il megafono agitandosi come ai bei tempi: non sapevo proprio cosa guardare, se
la partita o quella mimica familiare.
Non c'è rammarico per il risultato, se sabato mi fate soffrire (molto) il
Mondo si manda tutto sotto l'uscio. Mi sto abituando al "SALUTATE LA
CAPOLISTA".
Arvodas.
-Ho paura dello stadio
-Sono commosso, ho già ricevuto 3 inviti, ma non vengo
-Ho già un impegno, mi spiace
-Verrei, ma sono in ciabatte
-Ti do io 2 euro se mi lasci a casa
Queste insieme a diversi sms senza risposta, le motivazioni raccolte nel
tentativo di portare qualcuno in più allo stadio.
“Vinsum dù a szeru, ma in dua vòt andè cun cul pubblic che….”, sentenza
emessa dal vate Pozzi ad inizio partita (penso abbia dichiarato solo una volta
il pari, ma solo perché si perdeva 2-0 dopo 5 minuti). In un sabato pomeriggio
in cui non funziona niente, gli ostici bergamaschi ci fanno patire. Il punto
che ci assesta in perfetta solitudine al 3° posto non è uno di quelli che
rimarranno nella storia, ma era il massimo ottenibile. O meglio, siamo molto
più forti degli albinoleffesi e pur in una giornata storta, lo si è anche
visto. Solo che quando le cose non girano giuste, non c’è niente da fare. E per
cose intendo: pubblico pressoché disinteressato, qualche giocatore sottotono,
allenatore un filo appannato. Non ci fossero le dichiarazioni di Mondonico a
risvegliarmi dal torpore, (grande squadra il Piacenza, migliore in campo sicuramente
Coppola), sarebbe scivolata via senza troppi patemi questa partita.
Per fortuna c’è la Cremonese…
Ieri col Peppo ho visto Novara-Cremonese e garantisco che:
-se appartenete alla schiera di quelli che bisogna ripartire dalla C per
rifondare tutto
-se vi riconoscete in quelli che ritengono il calcio una cosa tremendamente
seria
-se siete tra coloro che trovano nelle statistiche un forte appagamento,
questa disputa è stata una specie di trailer dedicato a voi.
Dalla tribuna in cui mi trovo, posso godermi lo spettacolo dei due bus di
tifosi che raggiungono il Piemonte a difesa di un antico vessillo (così recita
il primo striscione che espongono). Il secondo lenzuolo appeso ricalca quello
esposto sabato a Piacenza, teso ad esprimere solidarietà agli ultras parigini;
mentre gli altri sono dedicati a beghe loro. Sono un centinaio i grigiorossi,
un numero decoroso, ma non cantano mai. Mostrano una timida reazione solo
quando lo Zoo di Novara dedica loro il coro
“4 torroni – voi siete 4 torroni – 4 torroooniiiiiiiiiii – voi siete 4
torroniiiiiiiiiiii”.
Novara pigia sull’acceleratore e dopo 10 minuti passa. La famiglia
cremonese, nonno papà e 2 nipotini seduta lì vicino, non capisce la nostra
esplosione di gioia ed i prolungati abbracci. Anche molti novaresi doc per la
verità, faticano a comprendere il sommo gaudio da cui siamo invasi.
Poco dopo il portiere novarese (Micillo) s’infortuna seriamente ed il gioco
si ferma per un bel po’. Penso sia dovuto al fatto che il secondo portiere
debba svolgere un minimo di riscaldamento invece è perché vogliono tentare
proprio tutto prima di giocarsi la carta del portiere di riserva. Micillo
infatti resta in campo, ma zoppica e si vede da lontano che non sta bene. Guardo
attento il secondo e intuisco le ambasce di mr. Sacchetti (Verona scudettato):
è un ragazzino, non si può rischiarlo in una partita così importante.
Finisce il primo tempo, spettacolo modesto, quelli in pigiama davvero
inguardabili.
Inizia il secondo tempo con la Cremonese più intraprendente, ma poco incisiva.
L’unico risultato che ottengono è quello di dimostrare al pubblico che Micillo
va assolutamente cambiato. Su una punizione dalla trequarti, il n°1 del Novara
ha l’impulso di uscire, ma non riesce a fare il passo e si ferma. Per fortuna
l’arbitro, in giornata da dimenticare, vede un fallo in attacco ed annulla la
rete dei lombardi. Entra finalmente La Marnia e subito diventa beniamino del
pubblico di casa.
Il colpo di teatro arriva più o meno al
La partita diventa un casino pazzesco; l’arbitro nel dubbio si mette a
fischiare tutto; il dirigente cremùna si fa insultare perché sbandiera
fuorigioco inesistenti. Quello del Novara, che aveva cominciato con piglio più
sportivo, si adatta al collega. Morale: il gioco non è più calcio, ma
completamente un’altra cosa (e non parlo di bel gioco, qui sono le regole ad
essere cambiate, è un altro sport). Finisce 1-0 dopo 8 minuti di recupero.
Potremmo anche tornare a casa invece notando che non se ne va nessuno dal
piazzale dello stadio, rimaniamo volentieri anche noi ad origliare qualche
loccata. Apprendiamo che gli ultras aspettano il “Guardalinee”, mentre gli
altri son lì perché i calciatori all’uscita si concedono volentieri due battute
coi tifosi.
Esce Bigica (Novara) e scambia un saluto affettuoso con Carparelli; da
dietro le transenne parte un: “Non salutarlo quell’animale”.
La Carpa, in cerca d’affetto, esce e arringa la gente ostentando un grassa
strizzata di ghiandole genitali. Subito qualcuno è colto dall’insana voglia di
accarezzare il centravanti, ma i carabinieri presenti, invitano tutti a
desistere con un intervento deciso e intelligente, senza l’ausilio di minacce o
randellate.
Il teatro dell’assurdo tocca l’apice al sopraggiungere di un camion
arancione con la scritta: “Soccorso Autobus”.
Un vecchio “caramba” vicino a noi sbotta: “Ma chi sono stì rottami qui? In
20 anni di servizio allo stadio non è mai successa una cosa simile. Ma cosa
vanno in giro a fare?”. Solidarizziamo con lui.
Esce intanto il portierino novarese e c’è un boato tutto per lui. E’ facile
intuire che fino al giorno prima, lui era dalla parte opposta delle transenne
data la confidenza con cui lo trattano i supporter.
Finalmente il pullman verde smeraldo si mette in moto. Esce di corsa dagli
spogliatoi il dirigente guardalinee, pronto a vivere i 5 minuti di notorietà
che gli spettano.
Ma non è finita perché mentre ancora la gente si sta sfogando, da un
finestrino sporgono le terga ignude e ingrossate della Carpa. Lo sbigottimento
tra gli astanti è notevole, noi invece possiamo permetterci una risata gustosa.
Bòn…andiamo a Crotone per vincere, speriamo si appianino tutte le asperità
emerse in questi giorni, che la ritrovata serenità, porti a schierare la
miglior formazione e che la miglior formazione esprima il meglio di se stessa.
Arvodas.
Settimana biancorossa un poco travagliata quella
appena conclusa; le voci echeggianti al termine di ogni allenamento riportavano
notizie di affaticamenti, differenziazioni, febbriciattole. Poi un bagliore:
Cacia e il Presidente vanno a cena. Il bomber non ci sta più dentro e lo
comunica alla stampa: ho la testa vuota.
Ribadisce più volte questo concetto, ci tiene a far sapere ai propri tifosi
che nel cranio non c'è più nulla. Troppe volte gli è stata chiesta maggiore
umiltà, ma non pensavo arrivasse a tal punto. Ìess una testa vòda, l'è mia al
masim ad la vìta.
Dopo aver comprato qualche gadget natalizio alla bancarella della curva,
accedo al parterre rettifilo per controllare la formazione: è quella del
giornale, senza sorprese.
Anaclerio, dopo la buona prestazione di Crotone, viene riproposto titolare.
Il condor Degano (assomiglia sempre più a Spalletti nella postura del tronco)
sulla sinistra, il resto è formazione tipo.
L'attesa dell'ingresso in campo è dedicata a confermare racconti d'antan
relativi all'usanza dei fuochi di paglia.
Ho sempre sentito narrare dai più vecchi (e bisogna davvero esserlo per
aver visto queste cose) che al campo di Barriera Genova, quando la nebbia era
particolarmente fitta si accendevano dei fuochi. Ma non mi è mai stata chiara
una cosa: i fuochi li accendevano per fare del fumo e quindi per accelerare la
sospensione della partita (Piace che perde), oppure il calore sprigionato
scacciava la bruma (Piace che vince)?
Il principe del pronostico Pozzi, che in via Campo Sportivo Vecchio c'è
cresciuto, conferma che lungo il perimetro del terreno di gioco venivano
posizionati dei bidoni con un buco sotto (non ha detto quanto sotto) riempiti
di paglia e accesi in caso di scarsa visibilità.
Alla domanda diretta "Ma funzionavano?", ha risposto con quel
vocabolo di 4 lettere che in piacentino è (anche) il rafforzativo di
"SI".
Il dubbio parrebbe fugato, ma un signore che è lì con lui scrolla testa e
aggiunge "Cròdagh mia".
-"Oggi cosa facciamo?"
Mano destra con i soli indice e medio aperti e mano sinistra con pollice e
indice a toccarsi per formare l'anello: è il canonico 2-0.
Nei distinti strappa una risata l'apparizione del lenzuolo "NEF IS
NOW", affiancato a "tutti pazzi per il DEGA", mentre dalla parte
opposta c'è un sempre commovente "Forza vecchio cuore biancorosso".
Ciò che non appare è il pubblico, certo pioveva fino ad un minuto prima della
partita, c'era il vento che muoveva nembi minacciosi, è Natale. Ma così poca
gente è incomprensibile per una squadra "alla piacentina" come questa
e non voglio nemmeno considerare la classifica. Ci son rimasto male quando al
TG3 (prendo il Lombardia) han mostrato le immagini di Mantova-AlbinoLeffe:
l'iniziativa del biglietto ad 1 euro ha riempito lo stadio.
Comunque diamo torto agli assenti e tritiamo gli aretini, per nulla
rinfrancati dal passaggio del turno in coppa Italia e dal possibile sconto
penalizzazione. Si offrono senza opporre resistenza alla brama di primato dei
papaveri nostrani. Dopo 10 minuti c'è il goal di Cacia; il rigore assegnato è
nettissimo e l'esecuzione è la dimostrazione dello serenità ritrovata dal
nostro bomber.
Dopo 5 minuti il pronostico pozziano potrebbe avverarsi, l'esecuzione
acrobatica di Degano è però neutralizzata da Bressan. Conto almeno 5 "l'ha
colpita troppo bene", ma a me viene fuori solo un "E canda la tò
saiatassa", che dal modo in cui viene recepita, intuisco essere
un'espressione di diffusione prettamente familiare.
Anche Riccio mi sbaglia un goal che non dovrebbe, con l'attenuante di
trovarsi spaesato nella circostanza per il movimento di disinteresse all'azione
realizzato da Cacia, nell'attimo fatale infatti va a coprirgli la palla.
Arezzo che comunque dimostra di valere la posizione occupata in classifica,
ma nel paradiso fantastico della Serie B, non si può mai dare nulla per
scontato.
Sarri (stima immutata mister) scuote i suoi nell'intervallo, Iachini invece
capisce che non è il caso di forzare, ci aspetta una grande abbuffata prima
dell'orribile sosta natalizia.
In questo contesto anche l'inoperoso Coppola ha modo di accedere al voto in
classifica, prima salvando su un tiro in mischia e poi parando una punizione
che sembrava molto, molto ben battuta. Lo stadio non rimane insensibile e
tributa un corale battimani al portiere, lo meritava lui, lo meritiamo noi.
Finisce 1-0 senza scossoni, si poteva chiudere prima, si poteva rischiare
di pareggiare, non si poteva assolutamente perdere. Continuiamo ad esprimere un
atteggiamento da grande squadra, occupiamo un posto in graduatoria da grande
squadra. Li saremo davvero?
Io vado a Rimini a verificarlo, ma già lo so.
Arvodas.
Noi vogliamo la serie serie B, questo era il canto
che riecheggiava l'ultima volta in cui mi accomodai allo stadio di Rimini.
Eravamo una bella comitiva e c'era molto caldo, elementi che non hanno
caratterizzato questa spedizione. Uno dell'Infrangibile che mal tollerava la
calura (all'epoca pensai ciò, dato il ritmo da catena di montaggio cinese con
cui filtrava bevande al malto), ebbe un mezzo fischione e rimase sdraiato sui
gradoni per tutta la partita in stato di incoscienza. Durante la gara non
furono molti ad occuparsi di lui. Così al primo barlume di lucidità, dopo due
ore di logorio epatico curato al solleone, si vide costretto a chiedere :
"Quanto ha fatto il Piace?". Mi fece molta impressione
quell'attaccamento alla squadra.
Era il Rimini di Sacchi, perdemmo allora (1-0 se
non ricordo male segnò quel gran pezzo dell'Ubaldo), perdiamo oggi.
Non ci torno a più a Raimainai e non per la
bruttura dell'impianto sportivo, qualcuno rimpiange il Garilli, ma perché ho
ricevuto una delusione incredibile dalla proverbiale ospitalità romagnola.
Nel bar dove entriamo non ci fanno il caffè perché
il gestore deve andare allo stadio e ha già pulito la macchina. Ci consiglia di
andare
Non bastasse, dopo il primo goal la curva romagnola ci ha cantato "Buon
Natale Pezzi di Melma". Ci sono rimasto male, oltretutto minuti per
recuperare ce n'erano. Ma avevano capito che non avremmo mai potuto rimettere
in carreggiata la situazione e forse era chiaro anche noi, aldilà di
quell'insana speranza che sorregge il tifoso.
Piacenza bruttino quello intravisto dal settore ospiti dello stadio riminese e
scrivo intravisto perché domenica mattina i giornali riportano resoconti
farciti con situazioni di cui non mi sono assolutamente accorto. A fine disputa
ho malinconicamente scherzato coi miei vicini con la frase: "Ci hanno
penalizzato gli episodi". Però il mister questo lo ha sostenuto senza
alcuna punta ironica, quindi forse è giunta l'ora di far potenziare le lenti
dei miei occhiali.
Vero che dopo il goal del Rimini proviamo anche una specie di assalto
garibaldino, 3 sostituzioni in un lampo escono Riccio, Nef e (caso davvero
insolito) Padalino, entrano Rantier, Simon e Stamilla. Ci spostiamo in effetti
più avanti, ma le uniche situazioni in cui tratteniamo il fiato sono i corner.
Solo che i nostri battitori sono davvero sfasati. Bogdan ne calcia un paio
addosso all'uomo più avanzato e Degano batte l'ultimo rasoterra. Mister Acori
inserisce Moscardelli, una specie di Margiotta romagnolo (il pubblico di casa
delira al suo ingresso), che prima si crea un occasione di potenza e all'ultimo
minuto fissa il punteggio sul 2-0 definitivo con un doppio passo su Nocerino
(?) cui segue una conclusione da bomber vero.
Prendiamo come nota positiva la riconferma ad alti
livelli di Coppola, l'impegno profuso da Cacia (ma mi raccomando: impegno, non
prestazione) e le poche ammonizioni ricevute.
La gente come noi non molla mai (lo cantano loro, davvero accattivante) e se
non avessimo avuto un intoppo al riscaldamento del mezzo di locomozione,
avremmo proseguito per Pescara con la squadra. Tra l'altro un Pescara che non
ha ancora vinto, non vorrei mai provvedessimo noi a schiodare lo zero
dell'apposita casellina. Scusate la vena di pessimismo, ma confesso che prima
di partire avevo studiato le combinazioni per ritornare capolista e non ha
detto benissimo.
Ma rimaniamo una grande squadra.
La stagione personale riprenderà nel 2007, la
gente continua a sposarsi e altra gente ne subisce le conseguenze.
Bòn Nadel (pasarà anca cùsti).
SPEZIA-PIACENZA 3-3
(Degano, Confalone, Degano, Guidetti, Cacia, Padoin)
Da Piasëinza is movan. Nonostante la nebbia, la diretta televisiva, il lavoro,
l'effetto serra, i saldi, la crisi somala, il mal di cuore e il mal di pancia,
parto per Las Pezia, località esotica piena di mari e di palme. E' una bella
compagnia quella che si mette in marcia per vedere la capolista; bella ed
eterogenea. Si va dai 24 anni dell'Iguana fino ai 68 di Big Cecco. La Cisa é
biancorossa, sosteneva l'utente Pablo. Ci passiamo sopra col buio, non
riusciamo a vedere bene ma ci crediamo sulla parola.
Arrivati al Picco ci accolgono come al Grand Hotel. Ci aprono i cancelli e
ci fanno parcheggiare dentro allo stadio, come le rockstar. Due premurosi
inservienti srotolano un tappeto rosso ed é così che ci affacciamo ai tornelli
rigorosamente conformi alla normativa Pisanu. Corrompo un funzionario con un
gianduiotto e lui mi fa passare lo striscione da trasferta bicolore
"Piasintein" nonostante rechi un chiaro segno di discriminazione
territoriale. Lo esponiamo orgogliosamente in uno spigolo.
Saremo una ventina di piacentini e, per non smentire le nostre origini e la
nostra natura schiva, formiamo una ventina di gruppetti. Gli spezzini intanto
fanno tutta una coreografia esagerata e pacchiana con gli sbarluccichini
d'argento che noi, gente gramma, diffidente e per nulla impressionabile,
osserviamo con un certo distacco ed una vena di disincanto. Lo stesso
disincanto che al tifoso biancorosso fa preferire un tackle robusto ad un gol
in palombella. Invece gli spezzini tutti esteti. Vogliono segnare solo di rovega
e ci provano per tutto il primo tempo senza troppi risultati. Poi cambiano,
decidono che vanno bene anche i gollacci sporchi con tredici rimpalli e sei
deviazioni. Ce ne faranno tre a questo modo, ma con una larga caduta di stile.
A metà del primo tempo arriva il grosso della piacentinità e ci informa che
ha segnato Degano. Guardo la porta opposta la vedo un po' sbiadita, poi ricordo
di aver dimenticato gli occhiali a casa. Ecco cos'era tutta quell'ammucchiata
di maglie rosse là in fondo verso il decimo del primo tempo. Giochiamo
spavaldi. Patrascu distribuisce palloni con la puntualità e la precisione di un
orologio svizzero, i due svizzeri picchiano con l'entusiasmo di un minatore
romeno. E' una squadra piena di contraddizioni ma bellissima a vedersi. Siamo
la capolista e meniamo il torrone, che per noi é sempre una bella espressione.
Siamo tanto belli che facciamo anche pareggiare gli avversari, ma solo per il
gusto di consentire a Raz Degàn di segnare subito con un tiro a banana che
scavalca il biancorosso mancato Santoni. Ci teniamo stretto Ferdy Coppola e la
sua madonnina di Loreto attaccata sul palo con lo scotch. Durante l'intervallo
inizia a serpeggiare la fame. C'é un chiosco schifoso che distribuisce generi
di conforto; vorrei testaroli al pesto, fritto misto e bianco doc delle
Cinqueterre, ma hanno solamente le patatine.
Nella ripresa noi iniziamo sempre consapevoli di essere la capolista, ma gli
altri sono veramente irrispettosi della gerarchia. Il simbolo dello Spezia é
Saverino, numero 21 e fisico da amatore, che continua a tirare come un bastardo
appena vede la porta, anche lontanamente. Pareggia l'idolo di casa Guidetti e
stavolta tocca a Cacia ricordare a tutti che siamo una squadra cinica e da
piani alti segnando subito. E le squadre da piani alti gestiscono i risultati.
Per venti minuti buoni infatti giostriamo senza problemi. Degano si mangia il
suo terzo gol personale, però sono sicuro che la portiamo a casa lo stesso. Ma
dopo aver regalato l'ennesimo corner grazie ad una virgola da oratorio di
Gemiti, si prende il pari in maniera carambolesca. Pazienza, dovremo farne
quattro.
All'ultimo minuto di recupero Cacia prende palla, si gira e va via di
forza, una roba davvero impressionante. Il ragazzo lascia per terra il suo
marcatore come una pelle di stracchino e scavalla verso di noi. In mezzo
Stamilla e Lucàs, la crema dell'attacco biancorosso, davanti un Santoni già in
diarrea e dietro nessuno. Eccolo, materializzato, il gol della vittoria, basta
toccarla piano in mezzo per far diventare Simon l'eroe dei due mondi. Sono
sicurissimo del gol. Ma Dany ha la testa veramente vuota. You can't always get
what you want, diceva saggiamente Mick Jagger nel 1969, e allora tanto vale
accontentarsi: sento discorsi basati sulla filosofia del "buon punticino"
e del "risultato giusto". Ma in verità l'unico risultato giusto era
quello fissato dal quarto gol allo scadere. Si poteva e si doveva vincere, il
resto sono balle.
Chi sum noi? Piasintein.
Chi sum noi? Piasintein.
Chi sum noi? Piasintein.
Perché non approfittare dei saldi? In centro c'é
un sacco di roba bella e si fanno veri affari. Varrebbe la pena di fare un bel
giretto per negozi e poi contrastare la giornata assolutamente grigia con un
bicchiere di rosso e due fette di salame. Ma noi lo sappiamo perché non
restiamo a casa. Lo sappiamo, però sabato avrei avuto bisogno di rinfrescare la
memoria perché ho avuto per un po' la netta impressione di non saperlo.
Sì, certo, é durata pochissimo, ma nel momento di nausea compreso tra il
terzo gol di Schwoch e l'uscita dalla catalessi sono stato colto da
allucinazioni a sfondo mistico-punitivo. Ho visto S. Pietro seduto sulla
traversa che mi faceva il gesto dell'ombrello. Ho creduto di vedere Rigoni
giocare a pallone quasi come un calciatore vero. Ho perfino immaginato la curva
sud piena di grigiorosso. Sarà la nostalgia, purtroppo al prossimo derby sarò
in età pensionabile. Sabato di una bruttezza urticante; perfino il bellissimo
Samu, già totem sessuale della difesa biancorossa, non ha digerito il
pomeriggio uscendo sulla stampa locale con frasi scomposte. L'ormai ex
capolista si schiera in formazione tipo in un pomeriggio piacentino invernale
talmente slavato e cupo che solo una vittoria potrebbe colorare un pochino.
Appunto. Penso sia superfluo rivangare cos'è successo in quelle due ore
inutili. Se avete ulteriore bisogno di tristezza vi consiglio le atmosfere
crepuscolari della Helsinki di Aki Kaurismaki nel film in programmazione al
Corso. Ma non chiedetemi la cronaca dello schifo.
La giornata si è chiusa con la riunione dello storico gruppo Piasintein.
Gli anolini purtroppo si sono allineati con il risultato del pomeriggio, ma la
serata ha fornito novità di primissimo piano. Innanzi tutto in una purga di
vago sapore stalinista è stato fatto fuori il direttivo uscente al completo ad
eccezione del Tasso, che si è subito riciclato facendo il salto della triglia
ed appoggiando il nuovo presidente. Trasformismo. Iniziative in grandissimo
fermento. Dopo la grappa approvata per acclamazione la proposta di acquistare
un pullman per le trasferte.
Chi ha superato la cena del Gnasso limitando i danni e non è ancora pago di
mazzate si accomoda al Bertocchi all'ora di pranzo di domenica. Non molti per
la verità. La tribunetta, una volta approdo esclusivo di vecchi tifosi
incarogniti con l'occhio pallato dal Gutturnio, é tutto un pullulare di
calciatori, procuratori, divi, veline, giornalisti, anchormen, amministratori
di condominio, nani e ballerine. Una roba da non credere. Alla mia destra ho
Ciro Ferrara, a sinistra Pellicori & girlfriend, sopra Cacia e Nocerino
(trendyssimi). Mi verrebbe quasi voglia di ordinare un Martini.
Per tutto il primo tempo i nostri ragazzi triturano una Juve assolutamente
inesistente. Doppietta dello svizzero Ciarrocchi (una bestia di centravanti). A
centrocampo un Gobatto scintillante dedica la sua prestazione assolutamente
sopra le righe al Rattino; si congederà nel secondo tempo piantando un fiocco
sui denti ad un bianconero. Bianchi e Nainggolan sono fortissimi, Piccolo
tecnicamente il migliore in campo, la testa già vuotissima. Nel secondo tempo
una Juve molto modesta comincia a remare in avanti ma non arriva neanche in
area; allora diventa un po' nervosetta e comincia a metterla in rissa. In campo
é una provocazione continua da parte juventina; i nostri sono evidentemente
intimiditi ed assai poco maliziosi. Abbocchiamo allegramente e dopo mezz'ora
siamo nove contro nove. Nonostante tutto Piccolo si mangia una bella occasione
e Cremona, il nostro impronunciabile centravanti, appena entrato si va a
prendere un bel rigore in contropiede. Piccolo calcia a lato.
Qui scatta l'interruttore della luce per noi: smettiamo di giocare e ci
caghiamo inspiegabilmente in mano. Un taglio in profondità sorprende una difesa
fino allora impeccabile sul fuorigioco e becchiamo il primo gol. Sbandiamo
paurosamente e non riusciamo più a tenere una palla in avanti. Su un'altra
azione in profondità Capodici esce sui piedi del centravanti portandogli via la
palla. Ma gli arbitri mediocri per sentirsi equi fanno compensazione: due
espulsioni per parte, un rigore per parte e tutti contenti. Bravo. 2-2. Non ci
crede neanche la Juve. In pieno recupero l'assurdo: Bettega jr., uno dei
peggiori in campo nonostante il look da Nedved, salta Capodici in uscita e
segna praticamente dalla linea di fondo. Il Peppo, uscito sul due a zero (come
Ciro Ferrara, per capirsi, quelli importanti fanno così), mi aveva raccomandato
di tenere il risultato. Io gli ho detto di stare tranquillo perché gli avremmo
fatto anche il terzo. Adesso anche lui sa che io di pallone non capisco una
cippa.
Intercettazione telefonica del 12/03/2007:
- Giuseppe? Sono Walter ciao. Mi son trovato per caso sul green di
Bolzaneto con Po e parlando del più e del meno mi ha detto che avete uno molto
forte in attacco.
- Beh diciamo che i meriti sono di tutta la giovine squadra, però Daniele è
davvero messo bene, tecnicamente c'è e può solo crescere. Ha attraversato
qualche problema per via del contratto, ma adesso sembra essere tutto a posto,
è pronto per il grande salto.
- Si me l'ha detto Luigi e anche i resoconti forniti da Paratici
coincidono.
- Guarda che mi serve, voglio arrivare in alto
quest'anno.
- Sereno Beppe stiamo lavorando per il futuro, è in scadenza no?
- Qui gli hanno fatto una proposta, ma non sembra voglia prenderla in
considerazione.
- Spassionatamente: dimmi la tua.
- Guarda io c'ho tirato fuori meno di quello che dovevo. Ma lo sai che
perdo la pazienza con quelli che non mangian l'erba.
- Daniele hai detto che si chiama?
- Si, Daniele Cacia.
- Cacia?..niente Beppe ti devo lasciare, mi sa che han fatto un po' di
casino in sede, ci sentiamo presto, meriti una grande squadra.
- Grazie, ma ce l'ho già. Ciao.
Non un grande Piace quello visto sabato, ma è normale. Le squadre di blasone
sanno dosare le proprie forze. L'appuntamento col Frosinone non era una pura
formalità, ma ve l'abbiamo incanalato. A Nocerino la palma del migliore in
campo a Patrascu quella del più utile e oscuro, a Degano quella del miglior
gesto tecnico, il tiro che ha portato al primo goal è da brividi.
A Cacia diamo il pallone del match come nella migliore tradizione inglese.
Campagnaro si aggiudica il titolo di beniamino assoluto, regaliamogli una
giornata da centravanti. Plauso particolare per Stamilla e Simon, non mollano
una virgola, non hanno timori reverenziali, gli voglio bene e basta.
Sconsiderazioni sparse.
The Freedom sabato riportava la notizia di Iaconi ospite alla Domenica
Sportiva. Forse è intervenuto il correttore automatico di Word, comunque ospite
era il nostro allenatore. Mentre lo intervistavano, scorrevano le immagini di
alcuni sue reti (probabilmente tutte, il mister non si distinse per particolari
doti realizzative) sempre festeggiate con corsa sotto la curva. Il rivedere
quei polpaccioni massicci ha riacceso il ricordo di tutti i nomi (e sono tanti)
che ho riversato sull'allora umile gregario, costringendomi a recitare un
serotino Atto di Dolore.
Le riprese delle gioiose galoppate di Iachini evidenziavano come costante
una ribollente cornice di pubblico, così l'attento conduttore non si è lasciato
sfuggire il contrasto con l'attuale situazione piacentina
- Mister, ma quanti abbonati avete? 500?
- Abbiamo 4000 abbonati, ma ne vengono la metà (potere dei tornelli
computerizzati). Purtroppo siamo abituati a giocare in un "clima
freddo" etc etc.
Ho tremato di fronte a questa dichiarazione. L'ho intesa come: "Se non
interessiamo neanche adesso che stiamo facendo un campionato della Marianna,
cosa possiamo fare?"
Non è così Mister, ci interessate e come. E' che diventa sempre più difficile
capire cosa si può fare e come farlo.
Lo sa che paiolo si son tirati quelli di SPC per organizzare la trasferta
di Torino?
Lo sa che i ragazzi dei Viking son stati fermi mezz’ora all'ingresso per
spiegare agli addetti alla sicurezza il significato dello striscione "Da
20 anni sempre al tuo fianco"? (le più sincere congratulazioni a
proposito).
Lo sa che per portare dentro un pataccone con la scritta
"Piasintein" uno si è dovuto far schedare?
E' un casino, voi non c'entrate lo so, ma il problema è serio.
Leggevo notizie relative alla coppa CEV che si è disputata in Siberia. Il
cronista si lamentava della capienza del PalaGazprom limitata a sole 700
persone, asserendo che il grande evento necessita di grande pubblico. Vero, ma
per il calcio non vale più?
Dura presa di posizione del giornalista maximo della Libertà che nella cronaca
relativa a Verona-Piacenza si dichiara apertamente in contrasto con la
dichiarazione dell'allenatore biancorosso: "Qui ci sono solo
titolari".
Il suo rabbioso "Mica vero" con cui comincia il periodo, ha sulla
tifoseria biancorossa lo stesso impatto del' "J'accuse" di
EmilioZoliana memoria.
Sconcerto sugli spalti durante la lettura della formazione frusinate: il
Gladiatore non figurava nè in campo, nè in panca. I soliti maligni lo davano
dal Gnassu, ma in serata sono giunte le smentite di rito.
La Primavera ha vinto 3-0 col Genoa fresco vincitore del Viareggio, è la 4° o
5° vittoria di fila. Non è che in società stanno facendo le cose bene e non
sono così sprovveduti come potrebbe sembrare leggendo e ascoltando i commenti
dei tifosi?
Andate a far appiccicare il codice a barre sull'abbonamento; è presto per
sognare, ma siamo quelli messi meglio nel gruppo di testa. Lottare per la serie
A con uno stadio lunare è irriguardoso.
Arvodas.
Funziona tutto in casa biancorossa in questo
posticipo notturno. Al primo corner Nef si conferma imprendibile, la regale
incursione del difensore monosillabo demolisce le prevedibili barricate
canarine. Spiace non aver esposto il vessillo elvetico, ma l'interruzione è
dettata dalle nuove regole. Appena possibile lo rimostremo.
Successivamente una pregevole giocata di Nocerino è finalizzata come meglio
non si potrebbe da Cacia: 2-0 e partita destinata all'accademia.
Il Modena sembra poca cosa eppure era dato in salute. Gli ultimi risultati
ottenuti dopo il cambio di panca erano lì a confermarlo. Ma quando i nostri
sono così in palla fan davvero paura.
Nel secondo tempo accorcia le distanze l'ex Abate, bel goal il suo, però il
Piacenza non ci lascia nemmeno il tempo di prepararci a soffrire ristabilendo
le legittime distanze: Rantier conclude a bersaglio un bel contropiede.
Si finiva 2-0 senza tribolare, invece il Modena, mosso da patemi di
classifica ha provato a raddrizzare una gara impossibile, ignorando la matrice
di grande squadra che contraddistingue il Piacenza corrente.
Il 4-1 lo segna Lazzari, allo stadio è sembrato molto bello essendo in
rovesciata, non so se il portiere avverso c'ha messo del suo. Il 5-1 è un
regalo di Stamilla per l'ex Gemiti, atto a ribadire quanto l'italo tedesco
ambisca alla riconferma.
Fine, inutile dilungarsi sui trionfi.
Tutti contenti tranne il povero Lucas. Entrato per i canonici 5 ricchi
minuti, non riesce a toccare il pallone causa melina. Non solo, ma quando
Patrascu impietosito gli porge un'interessante pallone ne è colto impreparato.
Non lo sarà altrettanto di fronte ai sicuri improperi del Mister.
50 punti, una classifica onirica e un calendario creato ad arte per
crederci fino alla fine; se non fossimo in B darei per certa la nostra
promozione diretta.
Ieri già ci si interrogava sulle paure di affrontare i play-off senza
Lazzari e Nocerino, di quelle relative ad uno smantellamento di questo
funzionale giocattolo e di quelle legate ad una inadeguata risposta della città
anche di fronte alla massima serie.
Personalmente ho paura solo dell'illogicità.
Illogico vivere uno stadio con più steward che spettatori. Ma davvero serve
tanto personale di servizio? E se serve, non sarebbe meglio spiegare allo
spettatore le loro mansioni e i loro "confini" per evitare spiacevoli
malintesi? Non so perché, ma provo sempre fastidio quando uno in pettorina mi
chiede di mostrare i documenti, cosa che non mi succede quando a farlo è un
agente; stupido, ma è così.
Illogico avere uno spiegamento di Forze dell'Ordine gemello a quello di un
colpo di stato, per gestire una situazione che un vigile in abiti borghesi
potrebbe sbrigare egregiamente.
Illogici gli scioperi della tifoseria organizzata. Se quelli che per definizione
sono "più tifosi" stanno fuori in momenti in cui ci si può affidare
solo agli affezionati, non mi permette di giustificare la protesta. Ho sempre
pensato che per prima cosa venisse la squadra e il suo bene, fermo restando che
"ogni d'oi ogni voi".
Tornando a ieri: commovente il coro spontaneo "Bortolo Mutti" cui
è seguito il saluto dell'ex trainer. Abbiamo vissuto bei momenti insieme,
sapere che sia noi che lui non li abbiamo scordati è stato piacevole. Anche
Luisi non si è scordato dei momenti vissuti con Iachini con cui è andato
stucchevolmente a questionare durante la partita.
A me sei simpatico Carlo e sapere che ti ruga la mancata riconferma gioca a
tuo favore, ma che sia morta lì; saresti tornato utile solo come rincalzo
quest'anno.
Ho perso il conto delle ammonizioni incassate dai biancorossi, considerando
che ci saran stati 3 falli in tutta la partita è davvero inconcepibile.
La contenuta esultanza di Gemiti è da ascrivere esclusivamente al fatto che
era un goal buono solo per le statistiche, la voglia di dare un dispiacere alla
sua ex società era cristallina.
Nocerino era stanco come lo sarei stato anch'io se avessi potuto giocare a
Wembley sabato pomeriggio. Tra parentesi, dagli inglesi c'era qualcosa da
copiare pari pari.
Il Piace è forte, veramente forte, cambiano gli interpreti, mai la sostanza. Le
eccezioni servono per confermare la regola.
A Reggio nell'Emilia c'erano tifosi che avevano stipulato un abbonamento
vitalizio per la costruzione del nuovo stadio. Ricordo di aver goduto parecchio
per la simpatica nemesi che accompagnò il destino della "Regia" alla
partenza di quest'iniziativa. Oggi invece sono pronto per aderire ad un'analoga
iniziativa piacentina.
Arvodas.
Riuscitissimo scambio di pesci d’aprile in terra
salentina tra tifoseria e squadra. I sostenitori arrivano a Lecce, ma non
seguono la partita, i giocatori decidono di non giocarla. Anche questa è una
forma di rispetto reciproco e quindi buon segno.
Dopo la bella settimana trascorsa beandomi della prova esaltante coi modenesi e
ancora di più per la posizione in classifica, raggiungo il canonico bar che la
cabala imporrebbe di evitare. La vetrina allestita in questo pubblico esercizio
è da pelle d’oca: vecchie maglie, foto, un subbuteo con i biancorossi che
schiacciano la squadra azzurra nella loro area, un appuntamento imperdibile.
La sala è piena, questo calcio ci fa skyfo, ma
poi…
La tensione si dissipa all’ingresso in campo,
sappiamo che sarà una partita difficile, che non pareggiamo mai, ma 4 punti tra
Lecce e Mantova verrebbero sottoscritti dal 99% degli astanti.
Le prime fasi di gara inquietano, i due giorni di riposo mancanti sono dipinti
sui volti dei nostri calciatori: occhiaie, capelli arruffati, sbadigli
continui, addirittura qualcuno che tende ad appisolarsi per riprendere un
minimo di condizione.
Quello che solitamente si definisce malinteso tra
Coppola e Campagnaro, è a tutti gli effetti una riposino giovanile e siccome
non produce danni, non scuote dal torpore la squadra di Piacenza che replica
indefessa. Stavolta i danni ci sono, Tiribocchi segna su un’azione in cui
perdiamo il vantaggio sulla palla almeno 3-4 volte, non contrastiamo e ci
dimentichiamo persino le elementari regole di marcatura.
Qualche secondo prima che la rete si gonfiasse in
sala era riecheggiato distintamente: “dom innans atzè, ciapum anca al gol e sum
a post” a sottolineare la scarsa concentrazione dei ragazzi che sbagliavano
tutto. L’urlatore è rimasto anonimo.
Troppo brutto per essere vero, non può non essere
uno scherzo. Anche il Lecce stenta a credere che l’avversario sia così
sprovveduto e sospettoso si ritira ad osservarlo per carpirne la strategia.
I biancorossi da parte loro si interrogano a
vicenda se esista una strategia e proseguono sulla via del quieto riposo. Si
vedono 2 tiri da lontano (non male tra l’altro) di Nocerino e Campagnaro, ma
più che un segnale di riscossa sembrano una reazione isterica; da
Il quarto d’ora d’intervallo non è un toccasana,
non sembra un altro Piacenza, ma almeno proviamo a costruire qualche azione
azzeccando anche 3 passaggi continui. Conquistiamo qualche metro, qualche
corner, qualcosa insomma per aggrapparci al miraggio.
I Salentini puntano tutto sul contropiede, lo sanno fare, ma manca sempre la
finalizzazione, così si continua a soffrire e sperare. Entrano Lazzari e Simon
per tentare tutto il possibile, ma oggi non è il singolo a mancare, è un
malessere collettivo il nostro.
Recupero: 5 minuti, le facce dei presenti si rilassano, la consapevolezza che
un’azione pericolosa ci sarà è granitica.
Infatti l’assalto disordinato all’area giallo e
rossa produce un corner. Batte Patrascu, la palla dopo qualche carambola arriva
a Lazzari che gira in porta. Rosati, portiere ancora imbattuto, respinge. Simon
è a due passi, ma dovrebbe essere a uno, così tenta il numero della pelle
d’orso (famoso in Sudamerica quasi come quello dello scorpione).
Non riesce e la disperazione che avvolge la sala
(a posteriori) è una delle cose belle della giornata, ci credevamo nel
“giamaicano”.
Venerdì ci sarà l’appuntamento più atteso della
stagione, ospite al tornellato Garilli sarà il Mantova dei tanti ex. Non c’ho
mai trovato niente di che nell’uovo di Pasqua, stavolta ci conto.
Arvodas.
Avevo sperato di trovare nell'uovo pasquale
qualcosa di importante, ma la prossima volta l'uovo lo compro più piccolo. Non
sono abituato a sorprese cosi grosse e dure. In un Venerdì Santo assolato e
terso, ci si trova più per i convenevoli dettati dalla tradizione che per
assistere ad una partita di cartello del paradisiaco campionato di serie B.
Sarà il giorno, saran le ore di permesso, sarà che manca la tifoseria ospite,
ma non c'è la giusta tensione. Ho letto che è la TV ad ordinare le date in cui
si deve giocare. Immagino sia notevole il numero di spettatori davanti al
teleschermo alle 4 pomeridiane del Venerdì Santo. Forse Rupert si premura di
passare la stecca anche agli ecclesiastici perché stranamente non si è levata
nessuna lagnanza per l'insolita collocazione delle partite. Entrano le squadre
per il riscaldamento e nessuno se ne accorge, non un battimani, non un
incitamento, eppure c'è l'agognato Olivi ed è un po' che non lo si vedeva.
Si comincia: Mantova in campo con la maglia stile "piccolo Brasile”,
inguardabile a parer mio. Sembra la mettano per motivi scaramantici, ma non
credo si aggrappino a queste pochezze (dopo ieri però ho stabilito con
certezza, l'esistenza di un bizzarro legame tra le vittorie del Piace e il mio
secchio dell'umido).
Noi siamo splendidi, bei bianc e rùss come solo i bimbi più in salute sanno
essere. Del resto siamo una squadra giovane, come settimanalmente ci ricorda il
nostro trainer e non possiamo nascondere la nostra vigoria.
Aggressione sistematica dei portatori di palla, mai alzare il piede
dall'acceleratore, non ci possiamo permettere cali di tensione, è necessario
tenere ritmi altissimi, sono le frasi che rimbombano nei crani (vuoti?) dei
nostri beniamini. E gli effetti sono devastantanti; al
Virgiliani confusi, il Piace pressa, s'impone. Una spettacolare azione
porta Bianchi a concludere; il tiro c'è ed è brutto. Solo che un terzino
lombardo lo ha travolto. Calcio di rigore, batte Cacia e fa 2-0 senza togliersi
la maglia. Giovani e maturi.
Gli avversari più che maturi sembran marci ed il terzo goal che
praticamente si autofanno è lì a dimostrarlo. Lo speaker infervorato e
confortato da monitor di servizio strilla: "Ha segnato Danieleeeee
Caciaaaaa". Gli credo.
Ho il compito d'informare 2 amici lontani e per motivi differenti,
impossibilitati a seguire la gara.
Il primo sms era: "Piace 1- MN 0. Olivi. Ho la pelle accapponata. Siamo
una grande squadra.
Il secondo sms era: "Piace 2- MN 0. Cacia. Ho la pelle ri-accapponata.
Siamo una grande squadra.
Sto compilando il terzo ma sulla parola "tri-accapponata" segna
Caridi. Non lo vedo. Mi spiegano che è la fotocopia di altre 2 azioni
precedenti; lancio in mezzo, i nostri centrali giocano a palla avvelenata e il
tizio va al tiro indisturbato. Un calo di tensione ci può stare.
Ancora lancio in mezzo, Olivi, in vantaggio su Godeas, inventa un sistema
infallibile per mettere l'attaccante nelle condizioni di non sbagliare e siamo
3-2. Alzare un attimo il piede dall'acceleratore per non arrivare stremati alla
fine è logico.
Quando però l'arbitro indica sicuro il dischetto vicino a Coppola, tutti ci
domandiamo se era il caso di aggredire sistematicamente il portatore di palla.
Godeas di forza pareggia e il primo tempo non è ancora finito.
Nell'intervallo spedisco l’sms rimasto in canna, il testo è il seguente:
"Non so come dirtelo, avevamo fatto anche il 3-0, ma adesso stiamo 3-3.
Siamo una grande squadra".
Rientriamo in campo con una paura incredibile, loro sono in chiara posizione
dominante, ci invitano alla mossa come in una specie di corrida. Passa il
tempo, Iachini si convince che la Via Crucis è finita e bisogna pensare a
risorgere. Mette Lazzari e Degano per rompere l'impasse, Di Carlo non si
scompone e replica specularmente. Boh, non va proprio così forse, sta di fatto
che Godeas, uno sempre in sospeso tra l'essere buono per tutti o solo per una
categoria, trova modo di segnare anche la rete del sorpasso. Palpitante il
finale, dove con le poche energie nervose che lascia un simile tracollo,
proviamo almeno a portare a casa quel punto che, meritato o immeritato,
ristabilirebbe la giusta dose zuccherina ad un agro palato. Invece niente,
unica soddisfazione di giornata è il lusso di non dover sopportare la tifoseria
ospite in festa.
All'uscita tutti quelli che incontro, ripetono: "Pazzesco, da 3-
Quarto e ultimo sms: "Non so come dirtelo, avevamo fatto anche il 3-0,
ma è finita 3-4. Siamo una grande squadra. Non grandissima".
L'addolorata risposta recita: "Dimmi almeno che è colpa
dell'arbitro", non rispondo.
Sabato AlbinoleffeMondo, Pasqua l'han fatta alla grande, noi l'abbiam fatta
fare agli altri. Dimostriamo che non siamo buoni solo di carattere. La
classifica è mutata, ma non troppo, è gruppo e ci siam dentro. Di solito
perdere due partite in B è deleterio oltre misura. Non lo è stato, magari
servirebbe star vicino ai ragazzi. Potemmo dar corpo al nostro crederci e
andare a mangiar due fette di polenta taragna; a Bergamo si può entrare.
Arvodas.
Spiig ad cùl-tùra
Per Pasqua magari avete tempo e non sapete cosa leggere. Ho appena finito
"Il sole dei morenti" di J.C. Izzo. In una brevissima postfazione
l'autore cita le fonti che lo hanno ispirato, ma ne omette una: quella di
essere venuto a Piacenza, di aver conosciuto un grandissimo concittadino e di
avergli dedicato un personaggio che, come il nostro "vero", è eccezionale.
Ri-arvodas.
La prima immagine ricordo di questa trasferta è
l'infausto stadio di Bergamo far da sfondo a Vierchowod che ci attraversa la
strada. L'ultima è quella di un poster affisso vicino all'ingresso Ospiti che reclamizza
l'imminente esibizione nel bergamasco del circo Polenta.
Pensare che in mezzo c'è stata una delle più brutte prestazioni annuali
riesce per qualche oscuro motivo a farmi ridere.
Ne ero sicuro che quello di venerdì scorso non fosse il modo peggiore di
perdere e i ragazzi hanno subitamente offerto la controprova.
Incolore è un aggettivo che va bene solo per l'acqua. Eppure è la parola
più indicata per esprimere in modo esaustivo, quanto visto ieri allo stadio.
Le premesse di fare bene non c'erano, ma partiamo uguale. Siamo due
macchine, una per gli anziani, una per i giovani (ritmi diversi). Al casello
autostradale di Bergamo la macchina dei virgulti viene bloccata da un'allegra
comitiva di poliziotti. La setacciano per bene. I frutti di cotanta ricerca
arrivano:
1 Sciarpa con scritta "Inferno Biancorosso" giudicata illecita e
quindi sequestrata.
2 Bandiera biancorossa con la scritta "CORTE" giudicata inidonea.
All'ordine: "Disponetevi in corteo che vi accompagniamo" ridiamo
amaro.
Durante il tragitto inanelliamo un bel filotto di passaggi col rosso,
cedendo strada come già detto, solo al "russo", ma siamo a
destinazione.
Dopo breve trattativa la sciarpa è restituita al proprietario; sul vessillo
magiostrino invece sono irremovibili: "Questa non entra".
Entrano piuttosto le squadre, giocano male il primo tempo e fanno male a
Nocerino (il Piace ignorandone la notevole verve; la celeste colpendolo
sistematicamente).
Le squadre si riposano nell'intervallo. Il Piacenza riposa anche nel
secondo tempo, l'AlbinoLeffe invece fa due goal.
Il ritorno è mesto, se non ci fosse stata l'auto assegnataci come scorta,
sarebbe risultato un viaggio insostenibile. Il baffuto copilota, fattosi
apprezzare per un'impeccabile pronuncia del termine "Piasintein", si
sbraccia fuori dal finestrino per obbligare gli altri veicoli a cedere il passo
Quando in una situazione poco chiara il nostro autista tocca il freno facendosi
sorpassare, ci manda anche a quel paese con gesto rabbioso.
Gh'è pòc da rìd comunque.
Stamattina apro la Libertà illudendomi di trovarci una spiegazione. Il
titolo è buono: anche Iachini ne vuole una dai suoi giocatori. M'addentro
nell'intervista al mister e scopro che avremmo peccato di frenesia in campo.
Frenesia????
Eravamo una trentina nel settore ospiti, ho visto qualcuno in tribuna e ho
anche parlato col nostro fotografo a bordo campo. Posso garantire: il vocabolo
frenesia non centra assolutamente con questa partita.
Nella cronaca Gentile ritrovo tutti i cattivi sapori della partita. Anche
lui ha sofferto e si sfoga dando votacci a destra e mancina, ottenendo il
sicuro scopo di inacidire ulteriormente lo stomaco dei ragazzi.
Prendo anche la Cronaca: nella Gregoriana si ritrova la stessa sofferenza
patita e la stessa frustata sulle reni dei protagonisti, al grido di
"Quando ci vuole ci vuole".
La cosa curiosa è che entrambi gli inviati parlano del primo goal in
pallonetto. Non l'ho rivisto, avrei giurato fosse un tiro normalissimo. Ma la
mia fiducia in loro rimane incrollabile; prima o poi imparerò anch'io che Olivi
non è un centrale semplice, bensì funge da elastico e i palloni che girano cosi
tanto son difficili da parare: provate voi.
Dolorosa anche la prova tifo. Quelli che stringendo la mano a Coppola,
assicuravano la loro costante presenza a fianco della squadra, non si son
visti.
Una squadra in lotta per andare in A, porta a Bergamo (contando anche i
giocatori) 70 persone. Non so davvero quale sia il tipo di faccia necessaria
per richiedere uno stadio nuovo.
Martedì ore 17.30 (se la FederConsumatori non interviene su queste vessazioni
mi spiega a cosa serve?) arriva il Brescia. Per loro è veramente partita da
ultima spiaggia. Non ci saranno solo quelli che ci credono ancora. Ci sarà
anche molta gente esigente, spetterà quindi alla squadra tornare a farsi voler
bene.
Frammento di discussione origliata per voi in sala stampa:
Voce A: Se continui così, ti ucciderai; non ha senso alimentare il dolore
contro se stessi.
Voce B: Ti prego, risparmia i tuoi consigli, che mi cadono nell'orecchi invano
come acqua in un setaccio.
Arvodas.
Sensazioni da stadio.
Essendo merce poco fruibile in questo periodo, si potrebbe tentare di
trascriverle. Non è facile.
Martedì ore 17.30 appuntamento per i soliti con l'insolito (solitamente).
Purtroppo da un mesetto tutti sanno come va a finire, epperò ci rimangono male.
Personalmente non riesco a darmi spiegazione di questo, per fortuna lento,
declino. Pur perdendo 4 (quattro) partite abbiamo solo 3 punti dai play-off.
L'unica variante seria è che abbiam rimesso in gioco il Brescia, ma le
rondinelle del primo tempo sono forse la peggior squadra vista al Garilli e
Cosmi sostiene che fisicamente sono al meglio.
Arrivo tardi; i tornelli se non servono a niente per l'ordine pubblico, sono
almeno utilissimi per trovare parcheggio molto vicino allo stadio.
Con sorpresa constato che gli spettatori presenti sono più o meno i soliti.
Quelli che erano a Bergamo, hanno la faccia di chi non crede ad un rapido
rimontare in sella per scongiurare la paura della caduta.
I ritmi sono quelli frenetici del secondo tempo di AlbinoLeffe. Per fortuna
sembra esserci una bella differenza anche tra bergamaschi e bresciani (non lo
si scopre ora).
C'è Nocerino, non sembra al meglio, penso abbia prevalso la regola
dilettantesca "Mei un bòn sopp, che un gramm cun quatar gambi". Non
ci sono Lazzari, Degano, Olivi, qui la regola non è altrettanto chiara.
Mi dicono di un rigore in movimento sbagliato da Rantier, mi dicono che non
stiamo giocando male, a me sembra di vedere impegno abbinato a poca lucidità.
Karlus, saggio frequentatore di stadi, si sbilancia: "partita da
0-0". Passa un minuto e segniamo.
Gemiti crossa, bene tra l'altro, Cacia deposita facile in rete. Il facile è
ovviamente relativo, sabato era più o meno la stessa occasione eppure la palla
è uscita.
Cerco gli occhi dei vicini, il terrore di abbracciare la gelatina
sudaticcia del torso nudo non entusiasma nessuno, ma il rito è rito. Si vince,
sensazione strana. Il goal risveglia più l'acre sapidità della sbriciolona
mantovana che non le delicate fragranze dei tortellini modenesi.
Il primo tempo si chiude 1-0 e il quarto d'ora di chiacchiere serve solo a
capire che c'è tensione tra gli affezionati.
Secondo tempo, s'inizia come dobbiamo, aspettando il Brescia e puntando
sull'economico contropiede. Ne scaturiscono due occasioni, una per Riccio
conclusa malamente e una per Stamilla, buona la conclusione e buono anche il
portiere avversario.
Il Cosmi fa un paio di cambi, Iachini lo imita regalandoci Padalino. Un'
altra norma dilettantesca recita che: "uno lo recuperi facendolo
giocare", ce n'è però un'altra pronta a recitare che "uno lo metti se
è pronto", ma son scelte e qualcuno deve farle.
Il tabellino della partita recita questo: Cacia serve a Padalino l'assist
per il 2-0, la palla esce; il Brescia avanza, noi perdiamo coraggio. Annullano
un goal a Possanzini (giusto), ma si vede da molto lontano che pareggiare è
nell'aria. Sono nello spigolo opposto alla porta difesa da Coppola eppure
la deviazione sul tiro che va a scuotere la rete, la percepisco vivida. Rigore
per il Brescia (giusto?), battuta e rete.
Entrano Simon per Riccio, Piccolo per Stamilla, giocarsi la variabile
impazzita è un'altra legge indiscussa. Ma non è tempo di jolly e la traversa di
Iorio è lì ad indicarlo. Davvero bella l'incornata del buon Angelo, sembrava
Nef nella circostanza.
Fine, bresciani che s'abbracciano, Nocerino immobile, teso a mostrare tutto il
dispiacere interno.
Sugli spalti invece ci si muove con una discreta turbolenza, molti
s'interrogano sul dove sia il mister. C'è confusione, tutti vorrebbero
contestare, ma non c'è concordia sull'obiettivo.
Non voglio andare a casa, vorrei che qualcuno mi dicesse due balle, son
predisposto anche a sentir delle loccate, crederei a tutto.
Non esce nessuno, anzi uno si; è triste proprio come si deve essere, ma al
saluto risponde con una strizzata d'occhio: camon Marco Stella camon.
Ci crediate o no, ci sono ancora troppe giornate per pensare a che tutto
sia finito: "me vòi cròd in dl'alvà di cunfanon".
Riflessioni: nell'intervista a Iac pubblicata su Libertà c'è un passo in cui
dice di conoscer la squadra come le sue tasche. Il cronista afferma di aver
aggiustato la frase perché il trainer parlava di terga. Quindi la frase era
"li conosco come le mie chiappe?"
Non conosco i vostri vizi, ma secondo me è un accostamento che non sta in
piedi.
Arvodas.
PIACENZA-CROTONE 2-1 (Lopez, Simon, Degano rig.)
Io proprio io Lucas Garcia Simon
PCP: Hola Lucas o preferisci Garcia?
LGS: Va benissimo Lucas.
PCP: E' un nome un po' a rischio da noi. Basta un accento sbagliato e non ci si
fa una splendida figura. Se poi sei un centravanti molto volenteroso, ma poco
prolifico, è un attimo ricamarci.
LGS: Siete preoccupati che si è fatto male Cacia vero? Beh vi giuro, io non ho
gufato. Mi son ritagliato comunque uno spazio in questa squadra e non era
facile. Non avevo ancora segnato in campionato, però se siamo così in alto in
classifica è anche un poco merito mio.
Credo in me, credo nella squadra, credo nel mister. La befana però l'ho
sgamata.
PCP: Sai che nel piacentino, durante le battute di caccia si usa la frase
"Ociu ca l'è un simon", per risparmiare la vita di un gatto avvistato
da quei tristi figuri che al minimo stormir di foglie premono il grilletto?
LGS: Non lo sapevo, ma qualche anno fa vidi uno splendido documentario sulla
caccia in Italia. Mi sembra s'intitolasse “Il secondo tragico Fantozzi” o
qualcosa di simile, non ricordo onestamente. Molto ben fatto, mi ha aiutato a
comprendere il perché Baggio veniva in Argentina per andare a caccia e non per
giocare a pallone.
PCP: Hai letto la tua intervista sulla Libertà? Nella prima frase c'erano 10
parole il cui significato è oscuro anche a moltissimi italiani e nella seconda
si dice che te la cavi discretamente con la nostra lingua.
LGS: Molto carino il cronista, ha rabberciato le mie locuzioni senza
stravolgerne l'essenza, rispettando interamente i concetti espressi.
PCP: Uscendo dallo stadio un signore al telefono proclamava: "Quello che
tu hai sognato io l'ho visto figlio mio. Ha segnato il Sergente".
LGS: L'essenza del grotesco Criollo, è una frase detta da un grande argentino.
Fa sempre piacere essere considerato dai tifosi.
PCP: A proposito di considerazioni, cos'era quell'esultanza?
LGS: Dopo aver segnato son corso verso l'unico striscione presente e ho
inscenato il gesto di spolverarmi la maglia. Intendevo comunicare a tutti di
scacciare la paura, che la vittoria era dietro l'angolo.
PCP: Ci sei rimasto male quando durante il tuo ingresso in campo, non tutti
hanno accolto positivamente la scelta del mister?
LGS: No. Mi sono detto: "Garcia (nell'intimità mi chiamo così), o oggi o
mai più". E' andata bene.
PCP: Adesso viene il bello
LGS: Andiamo ad Arezzo per vincere. E ti anticipo una cosa: secondo me non
gioco. Il mister parte con Degano e Lazzari.
PCP: Sei stanco?
LGS: Mai.
PCP: Due loccate per conoscerti meglio: gruppo musicale preferito, film più
caro e idolo calcistico.
LGS: Gioco in casa: adoro i "Natas", per il film dico Moebius e
calciatore anche se mi fan dire Batistuta, il mio pensiero va a Maradona,
l'unico riuscito a trasformare il fùtbol in un gioco individuale. Qualche
giorno fa, la mia vicina di casa mi ha chiesto: "C'ma stèl al Pepite de
Oro". Non parla bene il castillano, ma a Diego voleva bene anche lei.
PCP: Ti sono stati d'aiuto il Campa e Miglionico?
LGS: Molto, hanno indicato a mia madre i posti dove far spesa.
PCP: Basta cosi.
LGS: Bene.
Vinto abbiamo vinto, convinto non abbiam convinto. L'importante era però
invertire la tendenza. I media erano combattuti nello scegliere tra una
vittoria scaccia crisi e la 5° sconfitta consecutiva (solo l'idea di avere ad
un passo la possibilità di scrivere roboanti titoloni con riferimenti a
Beethoven li metteva in sugo. Senza contare poi che ci saltava dentro la
posizione del mister, la A che sfuma etc.).
Arezzo prima e Bari poi, sono due stadi che non ci dicono benissimo, ma le
squadre che ci giocano dentro sono sicuramente alla nostra portata, anche senza
Cacia.
E' la stagione dei papaveri, non possiamo sfiorire adesso.
Arvodas.